Pisa vuole essere città europea? La domanda in fondo è questa. Perché una città europea ha una visione del proprio futuro a medio e lungo termine, sa riconoscere il valore del patrimonio e trasformare questo potenziale in ricchezza. L’iscrizione Unesco del sito di Piazza Duomo ne ha sancito l’importanza mondiale da 35 anni: "E siamo qui ad affrontare la questione delle bancarelle con i vecchi strumenti, ripiegando sull’occupazione di spazi pubblici che esigono invece da tempo una concreta riqualificazione urbana". Così l’Ordine degli Architetti Pianificatori Paesaggisti Conservatori di Pisa secondo il quale questo è il momento di fare scelte coraggiose, stimolando un turismo di qualità e magari più "affezionato" e incentivato a rimanere a Pisa anche per visitare i dintorni.
Lo spiega Marta Ciafaloni, vicepresidente dell’Ordine degli Architetti: "Pisa deve finalmente comportarsi da città europea. La scelta di dislocare alcune bancarelle anche in via Santa Maria, in area pedonale, dimostra che questa città non ha ancora imparato a riconoscere i propri valori. Con adeguate valutazioni complessive e buona progettualità urbana, quelle che sembrano criticità, riescono ad ampliare gli orizzonti di azione e a creare nuova ricchezza. È naturale – commenta Ciafaloni – che il Comune si attivi per far fronte alle esigenze delle categorie, ma deve farlo progettando con qualità, non certo adottando soluzioni niente affatto innovative e capaci di congestionare ulteriormente il centro storico a svantaggio della qualità urbana e delle stesse attività commerciali attualmente in profonda crisi". Secondo l’architetto Ciafaloni, "l’idea di una riqualificazione del comparto urbano fino a via Pietrasantina avrebbe voluto dire coinvolgere le Ferrovie, eliminare il sottopasso, creare un parco urbano dalle mura al parcheggio, rendere insomma l’area interessante dal punto di vista urbanistico e di raccordo con il centro storico".
"In quell’area esterna alla città – spiega – si può individuare spazio per realizzare uno scambiatore multi-piano che consenta a coloro che arrivano in città di raggiungere il centro con mezzi elettrici". E, in ogni caso, sarebbe urgente, e ancor meglio, attivare infrastrutture veloci di collegamento tra Livorno, Pisa e Lucca, che transitino nell’area trasformandola in un interessante polo di scambio e attraversamento. Insomma, Pisa rivela un potenziale incredibile, ma devono attivarsi le idee e c’è bisogno di persone capaci di progettare con coraggio.
"Via Santa Maria – rammenta ancora Ciafaloni – si trova dentro la buffer zone del sito Unesco che comprende l’intero centro storico. Proprio l’Unesco aveva raccomandato di ampliare la tutela alle aree a Nord e a Ovest del sito, cioè al quartiere di Porta a Lucca e all’area tra la città e il Parco, perché contigue al sito". "L’idea delle bancarelle in via Santa Maria è incoerente con le direttive Unesco e assolutamente fuori dal tempo ogni decisione che possa riportare il commercio ambulante in strade già congestionate e che invece andrebbero riqualificate. Gli stessi negozi dovrebbero essere riqualificati. È una contraddizione incredibile, un ritorno indietro di decenni".
Secondo Marta Ciafaloni sono ormai irrinunciabili atti pianificatori generali e agili masterplan su quei comparti urbani che evidenziano criticità, realizzati da professionisti esperti e competenti, da cui estrarre singoli progetti da finanziare di volta in volta. Strumenti di lavoro, operativi, che diano certezze agli investitori. Cosa proporrà Pisa alla fine della pandemia? Quale tipo di turismo di qualità? Quello con le bancarelle in via Santa Maria?".
E si chiede: "A che punto la situazione dell’Umi1 al Santa Chiara? Il Piano di Recupero Chipperfield è stato approvato con prescrizioni. E’ stato adeguato? Come pensiamo di diventare attrattivi se non ci attiviamo per offrire certezze agli stakeholder? Sono questi i cardini da cui partire per ripensare quell’area e tutelarla concretamente nell’ottica di una seria gestione del piano Unesco".