Andrea Valtriani Guglielmo Vezzosi
Cronaca

Il bandito agonizzante riconosce i colleghi: "Baldo aiutami, chiama l’ambulanza"

Giuliani, in una pozza di sangue, si è spento prima dell’arrivo dei soccorsi

Giuliani, in una pozza di sangue, si è spento prima dell’arrivo dei soccorsi

Pisa, 14 agosto 2015 - UNA SCENA drammatica, cruda, tragicamente reale. Il corpo di un uomo agonizzante, disteso a terra dietro una macchina con lo sportello aperto, senza casco, in un lago di sangue. E proprio in quell’istante sopraggiungono due pattuglie delle Guardie giurate, giunte di rinforzo a Paolini, che ha appena esploso due colpi contro quello che, fino a quel momento, si crede essere solo un rapinatore. Dall’auto balzano fuori uomini in divisa, le pistole in pugno, si avvicinano lentamente. E subito sentono la voce del ferito: «Chiamate l’ambulanza, l’ambulanza subito». POI una parola squarcia il buio e svela uno scenario nuovo, inaspettato e ulteriormente devastante: «Baldo sei tu? Baldo, Baldo, aiutami, chiama l’ambulanza».

A parlare è il bandito, Davide Giuliani, 46 anni: tra gli uomini che si fanno avanti ha riconosciuto il volto di un collega, Baldo appunto. L’altro non crede alle proprie orecchie né ai propri occhi: sotto il casco integrale, finalmente gettato lontano, c’era il volto di un vecchio compagno di lavoro, con il quale avrà condiviso chissà quanti turni, chissà quante notti e momenti comuni, a parlare di famiglie, lavoro, sogni e futuro mentre controllavano portoni chiusi, allarmi e cancelli sprangati. Un futuro che non c’è più, finito lì, sull’asfalto a poche centinaia di metri dal Palabingo di Navacchio in una notte che sembra dilatarsi all’infinito e impedire al sole di sorgere ancora. I colleghi si fanno intorno, viene chiamata l’ambulanza, ma all’arrivo dei medici non resterà altro da fare che constatare il decesso della guardia giurata passata dall’altra parte della barricata per andare a trovare la morte due giorni prima di Ferragosto.

ANCHE Simone Paolini, 37 anni, il vigilantes che ha fatto fuoco, viene nel frattempo soccorso. E’ rimasto coinvolto in una violentissima colluttazione col rapinatore dentro e fuori dall’abitacolo dell’auto di servizio. Viene portato al Pronto Soccorso per farsi medicare e non ha parole per commentare l’accaduto. Ieri mattina abbiamo provato a rintracciarlo. Pochi, rapidissimi accenni: «Come è andata lo sapete. Non ho niente da dire, non posso parlare» e subito dopo riaggancia e la comunicazione si interrompe. Ieri è stato interrogato in Procura, alla presenza del suo avvocato, Erminia Imperio, ma si è avvalso della facoltà di non rispondere e anche il legale segue, al momento, la linea del silenzio, dicendo di non voler rilasciare alcuna dichiarazione. Paolini è stato iscritto nel registro degli indagati: l’ipotesi di reato è omicidio preterintenzionale. Un atto dovuto, ma ci sono ancora numerosi aspetti da chiarire. A partire dalle verifiche sulle autorizzazioni all’esercizio della professione e del porto di pistola dei due protagonisti della vicenda. La Prefettura, unico ente titolato a concedere, revocare e rinnovare queste autorizzazioni, ha avviato accertamenti e ieri pomeriggio ha fatto sapere che, dai primi riscontri, è emerso che Paolini aveva il titolo scaduto dal febbraio scorso e non era stata presentata richiesta di rinnovo nessuno, mentre Giuliani era in possesso di regolare titolo di polizia con scadenza gennaio 2016. Giuliani invece era dall’inizio del 2015 in congedo parentale per l’assistenza a un anziano genitore e il Corpo Guardie di Città, in quell’occasione, gli aveva fatto riconsegnare il decreto di guardia giurata, il porto d’armi e le divise. Ma nessuna comunicazione per l’eventuale revoca dei titoli di polizia – fa notare la Prefettura – era stata inviata al Palazzo del Governo.

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