
Base militare, via libera al Cisam. Ultima riunione tra enti locali e Difesa
La base militare che raggrupperà i corpi d’élite dell’Arma dei Carabinieri si farà al Cisam di San Piero a Grado, con il centro di addestramento per la guida sicura a Pontedera. Lo ha stabilito, in modo sostanzialmente definitivo, ieri la riunione del tavolo interistituzionale svoltasi in videoconferenza. Unico assente il sindaco di Vecchiano e presidente della Provincia di Pisa, Massimiliano Angori, mentre il presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, e l’assessore regionale al governo del territorio, Stefano Baccelli, hanno confermato il via libera alla proposta già sottoscritta nel verbale dello scorso 6 settembre. D’accordo anche il sindaco di Pisa, Michele Conti.
Ora toccherà al ministero della Difesa intercettare i fondi necessari per la realizzazione della base e per le opere di compensazione pattuite: la bonifica e il definitivo smantellamento del reattore nucleare del Cisam, ma anche il recupero degli edifici storici di Coltano, dove inizialmente la Difesa aveva collocato la realizzazione della base. La riunione di ieri chiude il percorso avviato in seguito al no degli enti locali all’iniziativa dell’allora ministro dem, Lorenzo Guerini, e messo in piedi per trovare una localizzazione alternativa. L’intesa raggiunta il 6 settembre ha ottenuto il formale via libera, pur tra mille polemiche interne al Pd, anche della Comunità del Parco (due sindaci dem hanno infatti deciso, lo scorso 18 settembre, di non partecipare a quella riunione). La base dei carabinieri, in attesa dei progetti definitivi, sarà dunque diffusa e i 72 ettari previsti suddivisi tra il Cisam e Pontedera. Resta fermamente contrario il Pd di Vecchiano che sostiene la linea del sindaco Angori: "No all’insediamento di una base militare all’interno del Parco", ribadisce la segretaria Elisa Tripoli, che definisce "le volumetrie del Cisam del tutto insufficienti e non a caso si è parlato di un disboscamento consistente con l’abbattimento di 2.500 piante". Il Pd vecchianese "dice no anche al metodo scelto: le comunità locali sono state chiamate a esprimersi su un progetto che non c’è, illustrato per sommi capi con foto e mappe tratte da Google".
"L’area individuata - prosegue Tripoli - è demanio militare e il ministero della Difesa avrebbe gli strumenti giuridici per intervenire superando eventuali pareri contrari degli enti di riferimento; nel momento in cui ha scelto di coinvolgere le comunità (e coinvolgerle significa renderle responsabili dei voti che poi esprimeranno), non si può pensare di relegarle a meri organi di ratifica di decisioni prese in altre sedi, né si deve escluderle da un dibattito largo e documentato". Infine, conclude Tripoli, "giudichiamo un atto di grave irresponsabilità quello della Comunità del Parco (sarebbe meglio dire dai pezzi che ne restavano, viste le assenze strategiche e le astensioni con delega), che ha espresso con soli due voti un parere favorevole su un progetto inesistente".