Pisa, 30 marzo 2024 – Conosciuto come uno dei batteri più antichi al mondo. Ma da qualche tempo, in Giappone, una sua variante (la M1Uk) ha fatto aumentare i casi della sindrome di chock tossico, guadagnandosi la definizione di “mangiacarne” per le possibili conseguenze sui tessuti e sugli organi. Il direttore di Malattie infettive Marco Falcone, nominato di recente presidente del Comitato tecnico-scientifico dell’Intergruppo parlamentare per la prevenzione e il controllo delle malattie infettive e tropicali, stoppa gli allarmismi.
Professore, di che cosa si tratta?
"Lo streptococco è conosciuto da inizio ‘900 e diffuso: causa tonsillite o infezioni cutanee . In casi rarissimi, quando appartiene al sierotipo M1 non sfocia più in una banale infezione ma in una sindrome sistemica con, a volte, anche necrosi dei tessuti. Già nel 2014, quando ero a Roma, pubblicai tre casi di turisti, uno giapponese e uno tedesco colpiti da polmonite fulminante, morirono in 24 ore".
Quanto è diffuso, al momento?
"Il batterio colonizza naso e faringe, tanti di noi se facessero il tampone, risulterebbero positivi. In Giappone si è registrata una circolazione anomala della variante con centinaia di casi e con una percentuale di mortalità al 30%. In Italia abbiamo avuto qualche caso ma non si può parlare né di cluster né di epidemia. Un allarme non sarebbe né moderno né adeguato".
Ma potrebbe arrivare anche da noi?
"I cluster possono svilupparsi nelle comunità chiuse, come il carcere, le scuole, gli istituti, quindi è chiaro che in queste situazione bisogna sorvegliare".
E allora perché così tanti casi in Giappone?
"Può essere legato a fattori ambientali e climatici o, più probabilmente, ad alcune attività che in Giappone prevedono condivisione di spazi. Altra ipotesi è che questa sotto classe di batterio abbia capacità maggiore di aggredire l’uomo. Ci sono alert di patogeni nel mondo che vanno sorvegliati. Ma è un problema, questo, che per ora in Italia non esiste. Se dovesse arrivare in futuro, è comunque qualcosa di conosciuto e che possiamo gestire: è sensibile agli antibiotici anche alle penicilline . La Dengue, invece, potrebbe diventare autoctona con la trasmissione attraverso la zanzara tigre, come in Lombardia".