
I «ginocchi» della lama del Fiumaccio
Cari lettori, oggi vi portiamo con noi a conoscere il Parco Naturale Migliarino, San Rossore, Massaciuccoli: un territorio unico per la sua biodiversità, frutto della modifica della linea di costa dovuta alle correnti del mar Tirreno e ai detriti portati dai fiumi che hanno formato la pianura con zone basse dette lame e da altre più elevate chiamate tomboli. In più troviamo la zona delle dune. Siete curiosi? Andiamo ad intervistare il signor Umberto Micheletti: cittadino di Migliarino, cultore del Parco, di cui ha prodotto preziose pubblicazioni fotografiche.
Quando e perché è nato il tuo amore per il parco?
"Il mio è stato amore a prima vista nel mèzzo del parco mézzo (=bagnato) quando vidi il maestoso “re pino” e il cipresso calvo, che ha foglie e frutti simili al cipresso ma in inverno si spoglia; fu importato dall’America per scopi ornamentali, dalla famiglia Salviati".
Ci spiega cosa sono le lame?
"A Migliarino c’è una delle lame più antiche e ricche di biodiversità, “il Fiumaccio”, una delle riserve del Parco, che si può visitare solo con una guida ambientale. Il cui accesso avviene dalla pineta in località Troncolo. È una zona umida della macchia la cui peculiarità sono i “ginocchi” ossia i pneumatofori, radici del cipresso calvo che svolgono una funzione di ossigenazione alle parti sommerse quando il terreno è allagato".
E delle dune, cosa ci può dire?
"Le dune costiere, vero e proprio patrimonio di interesse pubblico, da preservare, sono piccole colline naturali a ridosso della spiaggia, con una varietà di specie sia animali, come il fratino che vegetali come la yucca, il fico degli Ottentotti e le agavi".
Signor Umberto, ci può raccontare com’era questo posto quando lei era piccolo?
"Quando ero bambino, il paesaggio era molto diverso, la zona era più selvaggia, nel bosco si sentiva il verso degli animali e il Parco era parte della nostra vita. Si cacciavano anatre, fagiani e lepri. Si pescava nel Serchio e nel Lago di Massaciuccoli e dal mare si prendevano le arselle. In pineta, poi, c’era la raccolta dei pinoli che dava lavoro alla gente del luogo. Si faceva il bagno nel fiume, il Serchio era il nostro mare, era il nostro divertimento più grande. A proposito di questo vi ho portato un documento filmato".
E oggi cos’è cambiato?
"Il Parco è un bene pubblico protetto. Alcune aree umide sono state ripristinate. La visita è regolamentata. Voi potete fare la differenza rispettando questo tesoro che sarà il lascito delle generazioni passate".