CARLO BARONI
Cronaca

Bergoglio, papa sociale: "La strada è tracciata. Non tornerà la Chiesa delle scomuniche"

Don Armando Zappolini: "Ha riportato a casa i preti di strada". Parla il parroco in trincea contro le mafie e per aiutare il sud del mondo. "Ma c’è ancora uno zoccolo duro nostalgico delle magnificenze". .

Don Armando Zappolini: "Ha riportato a casa i preti di strada". Parla il parroco in trincea contro le mafie e per aiutare il sud del mondo. "Ma c’è ancora uno zoccolo duro nostalgico delle magnificenze". .

Don Armando Zappolini: "Ha riportato a casa i preti di strada". Parla il parroco in trincea contro le mafie e per aiutare il sud del mondo. "Ma c’è ancora uno zoccolo duro nostalgico delle magnificenze". .

Don Armando Zappolini, il fondatore di Bhalobasa per supportare le comunità del Sud del mondo, il prete in prima linea contro il gioco d’azzardo, il religioso che è parte di quella Chiesa “di strada”, di quella Chiesa fatta da operatori che vivono il loro impegno sociale quotidianamente, è un sacerdote che Papa Francesco ha fatto sentire di nuovo a casa. Don Zappolini e il Pontefice "venuto dalla fine del mondo", si sono incontrati due volte. Brevi colloqui, scambio di saluti, "ma quello che conta – dice don Armando – non è tanto che io abbia potuto parlare a lungo con lui, ma il fatto che lui sia esistito".

Don Armando cos’ha significato, secondo lei, Papa Bergoglio?

"Ha portato un cambiamento di prospettiva, importante, fondamentale. Quello di una "Chiesa in uscita", in mezzo alla gente, condividendo con tutti fragilità e ferite. Una Chiesa che sta sullo stomaco a quello zoccolo duro, che ancora c’è, che vorrebbe vivere di celebrazioni solenni e scomuniche. Invece siamo tutti povera gente. Questo ci ha insegnato Papa Francesco".

La sua è stata una voce forte, rivoluzionaria

"Con lui la Chiesa è entrata nella grandi questioni con autorevolezza. Ha fatto e detto cose che nessuno aveva mai detto prima: le sue parole contro la mafia sono state uno dei momenti più alti: “i mafiosi, non sono in comunione con Dio, sono scomunicati“, disse. Tant’è che i boss fecero lo sciopero della fame. Ha alzato la voce contro il riarmo, ha implorato la pace fino all’ultimo, per fermare la guerra in Ucraina, a Gaza, ovunque".

Un "Papa sociale", giusto?

"Sì, così come quelli come me siamo preti sociali, preti di strada, a lungo visti come coloro che non stiamo in chiesa. Lui ha valorizzato il nostro ruolo e il nostro essere sacerdoti: è bello pregare in chiesa e fuori, ed è più bello condividere fra la gente, nel mondo, la testimonianza della vita e le parole del Vangelo. Lui ha allargato le mura della casa e noi, preti di strada, ci siamo sentiti di nuovo pienamente dentro".

Ora cosa può accadere? C’è il rischio che il dopo Bergoglio significhi un ritorno al passato?

"Non credo, il percorso è segnato. Certo ci sono delle resistenze: paradossalmente la Chiesa spesso più lontana dal Papa che ci ha lasciato, è stata quella fatta da coloro che vanno a messa tutte le domeniche, che magari fanno parte di qualche associazione, e che pensano di aver assolto così a tutti i loro doveri di buoni cristiani. Invece c’è anche molto altro di bello e importante. E il Papa ce l’ha insegnato: ci sono i poveri, i fragili, gli emarginati, ci sono le sofferenze. C’è una chiesa di fuori a cui il Pontefice ha aperto meravigliosamente le porte. Questo è stato, ed è, ciò che di straordinario ci lascia Francesco".

Che successore aspettarci?

"Il Papa che verrà darà struttura a quello che Francesco ha fatto. E non credo che avremo un Papa delle scomuniche e con le scarpette di seta rossa. Indubbiamente, ripeto, c’è uno zoccolo nostalgico anche nella Chiesa, come dimostrano le celebrazioni di messe con le spalle rivolte ai fedeli. Però, ribadisco, il percorso tracciato da Francesco resta: la Chiesa, lo sappiamo, è una macchina che va lenta, che ha i suoi tempi, ed è giusto che li abbia. Aspettiamo".

Carlo Baroni