IRENE CARLOTTA CICORA
Cronaca

Caccia digitale ai tesori di Pisa. La ’X’ è geolocalizzata tramite app. Alternativa al turismo tradizionale

Tanti ’forzieri’ sparsi in città e in provincia grazie a ’Geocaching’. Boom di giocatori: ecco le regole

Caccia digitale ai tesori di Pisa. La ’X’ è geolocalizzata tramite app. Alternativa al turismo tradizionale

Spesso chi gioca fa un selfie col tesoro

"E la X non indica mai il punto dove scavare", diceva Indiana Jones ai suoi studenti quando all’università parlava della ricerca di tesori perduti all’inizio del film “L’ultima crociata“. Una X che oggi possiamo trovare... geolocalizzata, su una mappa consultabile via smartphone. Bussola e buona volontà servono naturalmente ma bisogna tener conto del processo di digitalizzazione. E al tempo delle app che semplificano le azioni di tutti i giorni ci sono anche quelle che permettono di prendere parte a un gioco globale: il “Geocaching“, caccia al tesoro nata in America a inizio Duemila che sfrutta la tecnologia gps per trovare indizi, tracce e... speciali scrigni. Anche Pisa, così come altre città nel mondo – ci sono ’tesori’ nascosti perfino a Rapa Nui – prende parte a questa idea collettiva che offre uno spaccato diverso sull’idea moderna di turismo. Itinerante, come questo gioco: la scusa perfetta per andare in giro a scuriosare e risolvere enigmi. Imparando qualcosa della città che si visita.

Nel Geocaching si va a caccia di contenitori che celano al loro interno un blocchetto di fogli (il logbook) o una piccola pergamena dove il cercatore può apporre una firma testimoniando il suo passaggio, prima di nascondere di nuovo il tutto (senza farsi notare per non rendere palese il nascondiglio). A Pisa sono dappertutto: ciascun ’logbook’ può essere trovato risolvendo enigmi, seguendo indizi e mettendosi alla prova. Tra le indicazioni che la app offre, ci sono spesso info di tipo culturale e storico relativamente al luogo che si sta attraversando per risolvere la prova. Affinché non si perda tempo inutilmente, sono indicate – nel caso il tesoro sia localizzato in luoghi particolari, ad esempio in un parco pubblico che a una certa ora chiude – anche info utili allo scopo: gli orari di apertura, la necessità di essere furtivi (i vandalismi sono dietro l’angolo), l’accessibilità all’area di gioco con il passeggino o con animali domestici. Oltre naturalmente al livello di difficoltà e alla dimensione dei contenitori (in genere scatoline). Ce ne sono occultate ai Bagni di Nerone, alla Torre di Santa Maria (e tantissime altre in area Battistero-Torre-Duomo), al Museo delle antiche navi, porta San Zeno e non soltanto. Nel mondo del geocaching ci sono da un lato gli ’hiders’ e dall’altro i ’seekers’: i primi si occupano di realizzare e posizionare i contenitori in punti ben precisi che poi verranno localizzati, mentre i secondi vanno a caccia degli stessi per trovare… fortuna e gloria. Il ritrovamento può essere annotato sempre attraverso l’app.