PISA
"Emozionata, curiosa e orgogliosa". Veronica dà l’annuncio così. E’ il giorno del suo ruolo. Veronica Manghesi a 53 anni ha cambiato vita ed è diventata docente di sostegno.
Un suo obiettivo da sempre?
"In realtà no, anche se provengo da una famiglia di insegnanti. Mio bisnonno è stato medaglia d’oro all’insegnamento. Il mio percorso sarebbe dovuto essere quello, sono diplomata alle magistrali e invece...".
E invece?
"Pur avendo una predisposizione, un’attitudine per avere rapporti con i più piccoli, l’empatia, insomma, l’approccio formativo che con lo studio e l’esperienza si affina, la vita mi ha portato altrove".
Dove?
"Dopo il diploma ho fatto l’Isef, poi il conservatorio, avrei voluto essere musicista, suono il flauto traverso con l’orchestra dell’Università e ho frequentato l’accademia di Bruno Pollacci. Poi, via via, ho intrapreso direzioni diverse rispetto alle mie aspirazioni. E mi sono dedicata ad altri lavori che non erano coerenti con la mia formazione ma che mi permettevano di coltivare le mie passioni".
Insomma, di sopravvivere.
"Sì, mi sono sposata e ho trovato un lavoro sicuro in un grande magazzino dedicato agli hobby e al fai-da-te per 18 anni. Ma ho sempre sofferto".
Perché?
"Quando sono entrata l’ambiente era stimolante e potevamo esprimerci anche in maniera individuale, poi il mondo del commercio è cambiato. Dovevo lavorare tutte le domeniche e i dipendenti erano numeri, a 50 anni il mio disagio era forte. Vado a lavorare per una completezza personale, non per lo stipendio. Le donne devono avere una loro indipendenza".
La decisione del cambiamento quando è arrivata?
"Ho i genitori disabili e ho dovuto prendere l’aspettativa per assisterli. Ho pensato ’o ora o mai più’. Ho calcolato le mie competenze. Ho partecipato al concorso per la specializzazione per il sostegno che ho vinto. Non è scontato studiare a 50 anni".
E poi?
"A ottobre scorso ho iniziato il corso di alta specializzazione. E’ in presenza. Non è stato facile: l’anno scorso ho chiesto il part time. I professori sono davvero luci, è stato bello ma complesso. Ma sono arrivata in fondo con la tesi a giugno. Ad agosto sono stata chiamata per il ruolo al comprensivo Fucini. Fra pochi giorni compirò 54 anni e ho raggiunto l’obiettivo che mi ero prefissata tra ansia, paura e fatica".
Una conquista.
"Il lavoro ce lo dobbiamo andare a prendere, coscienti delle nostre competenze e capacità. Io volevo qualcosa che avesse una valenza civica. Servono istruzione, coraggio e forza di volontà che ti fanno elevare. Competenze a tutto tondo, anche burocratiche per sostenere i bambini e le loro famiglie".
Ma nel frattempo ha comunque scritto.
"Sì, è uscito il libro di poesie ’Il posto delle parole’ e ho proseguito nel mio impegno come consigliera della Pro loco e dell’Accademia dei Disuniti. Non bisogna pensare che a 50 anni la vita sia finita. Mi piacerebbe che altre donne non restassero ferme nella quotidianità e si facessero sfuggire possibilità".
An. Cas.