Genuino e vulcanico. La comicità toscana ha un nuovo fenomeno che riempie i teatri, anche in tempo di pandemia. Jonathan Canini, pisano di Santa Maria a Monte, porta stasera al Verdi "Cappuccetto Rozzo Reloaded", versione 2022 di uno show che ha già inanellato decine di sold-out. Nato tra sagre di paese ("di cui vado molto fiero") e rassegne di provincia, Canini è diventato una star del web con i suoi video. E se nel presente c’è il teatro, il prossimo obiettivo rimane il cinema. "Intanto, però, mi godo le platee e i palchetti pieni, io che ho iniziato davanti a 20 spettatori di cui 15 erano parenti".
Partiamo proprio da lì: come ha iniziato?
"I primi spettacoli di cabaret sono stati davvero nelle sagre. A 17 anni ho fondato ‘I piccioni spennati’. Ci si trovava al bar, ci s’annoiava. Ci siamo esibiti in piazza per Carnevale, Natale, Befana. Poi ci siamo sciolti, e io sono rimasto un po’ spaesato. Ho lasciato la scuola anche se ero bravino e sono andato a lavorare".
Cosa faceva?
"La sera il cameriere e di giorno il falegname, nella falegnameria dei miei. Ma mica in ufficio! Il mi’ babbo mi mise a fare il ‘lustrino’, scartavetravo i mobili. Ma è in questo periodo che che ho capito cosa volevo fare, ed è nato il primo lungometraggio: ‘O quanta fila c’era’. Ci ripresi a malapena le spese ma ormai mi ero comprato tutta l’attrezzatura, iniziai a fare video di cerimonie, eventi, spot. Alla fine mi sono iscritto alla scuola di cinema a Firenze".
E il vernacolo quando è arrivato?
"Al bar. Con un amico iniziammo per caso a ragionare sui vernacoli, a improvvisare. In quel periodo facevo già video comici ma non li considerava nessuno. Un giorno ne ho pubblicato uno in vernacolo. Erano le 23.30, in una notte fece più visualizzazioni di tutti i miei video messi insieme".
Durante il lockdown ha spopolato con i video chiuso in casa, con mamma, babbo e sorella. Ma è il suo vernacolo a divertire grandi e piccini. I personaggi esistono davvero?
"Il fattone certo che esiste, è un tizio di Firenze. Tra gli amici del calcetto mi arrivavano sempre i video di questo qui. ‘Sei un grande’ era diventato il nostro tormentone. Maicol, invece, è l’ex compagno della mia zia livornese che ad ogni festa arrivava in giacca e camicia e piano piano si toglieva gli strati, per rimanere in canottiera con il crocifisso al collo. Dino di Campo Catino è davvero il mi’ zio, il pisano invece sono io, mixato con mamma e babbo. Il fiorentino? Lui è il compagno della mia nonna, quello che ci piglia tutti in giro guardandoci dall’alto in basso". Francesca Bianchi