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Elisa
Benedetti*
Il referendum all’esame della Corte di Cassazione e la Conferenza Nazionale sulle Dipendenze hanno riaperto anche in Italia il dibattito sulla depenalizzazione della cannabis. Nel mondo, molti Paesi come Uruguay, Canada e alcuni Stati Usa hanno scelto la depenalizzazione, o legalizzazione. In Europa, Malta, Germania e Lussemburgo riflettono sulla depenalizzazione per uso ricreativo.
Chi è a favore sostiene che una regolamentazione della cannabis sia vantaggiosa non solo per la tutela della salute pubblica, ma anche in chiave economica e di riduzione del sovraffollamento carcerario. Chi è contrario punta il dito verso le proprietà psicoattive della sostanza e sostiene un’opposizione "tout-court" alle droghe senza un’analisi quantitativa e qualitativa del fenomeno. Ma quali sarebbero le conseguenze sui più giovani? Nello nostro studio, realizzato su dati Espad raccolti tra più di 300mila studenti europei abbiamo esaminato sia la percezione della disponibilità della cannabis, sia l’uso stesso, distinguendo tra consumatori occasionali e frequenti. Nei Paesi che hanno depenalizzato il consumo di cannabis non ci sono stati aumenti significativi nella percezione della disponibilità fra gli occasionali, mentre questa è diminuita di poco dove sono state aumentate le sanzioni.
Diverso il discorso per i consumatori frequenti di cannabis. Per loro l’accesso alla sostanza e l’utilizzo rimangono invariati a prescindere. L’analisi dei dati evidenzia un ruolo limitato delle normative soprattutto per chi è un utilizzatore frequente, quindi più esperto ma anche più a rischio di consumo problematico. Questo sottolinea da un lato l’importanza di politiche basate su evidenze scientifiche, dall’altro il ruolo fondamentale di altri strumenti, in particolare, campagne di prevenzione dei rischi e informazione sull’uso consapevole delle sostanze per supportare i più giovani, poiché queste rimangono, comunque, largamente disponibili.
*Ricercatrice Cnr-Ifc, Pisa