Enrico Mattia Del Punta
Cronaca

Viaggio nella Chinatown di Pisa. L’ordinanza di chiusura? “Non so, non parlo italiano”

Ieri i negozi erano aperti, ma non è facile notificare il provvedimento. In zona Stazione saracinesche alzate. “Non siamo noi quelli colpiti”

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Siamo stati nelle vie Vespucci e Colombo dove si trovano i negozi colpiti dall’ordinanza di chiusura. Le attività sono elencate sull’Albo pretorio (foto Del Punta per Valtriani)

Pisa, 5 ottobre 2024 – “Non parlo italiano, non ne so nulla”. Sono queste le parole di alcuni commercianti di “Chinatown”, come è stata ribattezzata dai pisani l’area nei pressi della stazione di Pisa, tra via Vespucci e via Colombo. Un quartiere dove ormai da tempo si sono stabilite decine di attività commerciali, principalmente di articoli d’abbigliamento, gestite da persone di origine asiatica. Giovedì, il sindaco di Pisa, Michele Conti, ha firmato 11 ordinanze che prevedono la chiusura di alcune di queste attività fino al ripristino delle condizioni di sicurezza.

Il provvedimento è stato adottato a seguito dell’incendio scoppiato lo scorso luglio in un negozio di via Vespucci, che costrinse alcune famiglie all’evacuazione le cui conseguenze sono durate mesi con residenti che sono rientrati in casa anche fino a quasi un anno di distanza dall’accaduto.

“Qualche giorno fa – ci conferma una commerciante di via Colombo, che preferisce rimanere anonima –, la polizia municipale ha effettuato i controlli, e già ieri (giovedì, ndr) hanno notificato la chiusura al negozio qui vicino”, spiega indicando le saracinesche abbassate di un negozio di abbigliamento con scritte in cinese. Accanto, una scritta razzista, risalente ai tempi del Covid. Molti commercianti preferiscono non parlare con i giornalisti, o si giustificano dicendo di non conoscere la lingua italiana. “Non siamo noi quelli colpiti dall’ordinanza”, spiega una commerciante di un negozio che appare tra quelli coinvolti dal provvedimento. Ai piedi del bancone calzini con la bandiera italiana, scarpe e borse ammassate accanto al bancone.

Cinque attività colpite dall’ordinanza di chiusura (secondo quanto si legge dall’Albo Pretorio) risultavano ieri tutte ancora aperte e in piena attività. Tuttavia, è difficile dire come e quando sia stata notificata la lettera che intima la chiusura, poiché il divieto scatta dal giorno successivo alla notifica.

Non sempre è facile per la polizia municipale recapitare le ordinanze: in alcuni casi, infatti, i rappresentanti legali non si trovano, oppure l’incomprensione della lingua rende le operazioni difficili. Gli interventi rappresentano una novità per entrambe le parti, e l’intenzione è di proseguire su questa strada, costringendo i titolari non solo a mettersi a norma, ma, in casi più estremi, a desistere e abbandonare la zona.