
La Certosa di Calci (Newpress)
Pisa, 18 marzo 2019 - Era l’estate del 1991, il regista Paolo Benvenuti - dopo quattro anni di ricerche – si chiuse con la sua piccola troupe nella Certosa di Calci per girare «Confortorio». E’ in queste stanze e corridoi che vennero ricostruiti gli ambienti barocchi delle Carceri Nuove di via Giulia a Roma, inutilizzabili perchè diventate sede del Ministero di Grazia e Giustizia. Un’intuizione dell’architetto Paolo Barbi, scenografo del film, settimane di riprese che hanno coinvolto tutta la comunità. Benvenuti lo racconta nell’introduzione del libro «Storia e Cinema alla Certosa di Calci» di Mario Noferi e Sonia Bronzini (Felici editore, 14 euro) e lo ha raccontato nel corso dell’incontro-presentazione che si è svolto nella sala consiliare del Comune di Calci alla presenza dell’assessore alla cultura Anna Lupetti e del presidente della cooperativa editoriale Le Impronte Renzo Zucchini. Un volume che colma una lacuna – tanti ne sono stati scritti sul complesso monumentale ma mai con questo taglio - ‘inquadrando’ la Certosa (anche) attraverso i film che vi furono girati. Sei in tutto: «Opinione pubblica» di Maurizio Corgnati (1953), «Il segreto delle rose» di Albino Principe (1958), «Amici miei atto II» di Mario Monicelli (1982), «Il piccolo diavolo» di Roberto Benigni (1988), «Ritratto di signora» di Jane Campion (1996) e, qualche anno prima – appunto - «Confortorio».
Anche in questo caso, come nei precedenti, la Certosa non è solo il luogo in cui si svolge l’azione ma diventa essa stessa personaggio, soggetto. Atmosfere uniche ma anche arredi e costumi perfetti per il film storico di Benvenuti e per le inquadrature dal sapore caravaggesco («La Soprintendente Lazzarini, anche grazie alla nostra amicizia dai tempi della scuola, mi mise a disposizione tutti gli ambienti, l’arcivescovo Plotti mi aprì gli armadi»). E non è solo la Certosa a comparire in scena: una delle sequenze più forti ha, infatti, al centro il crocifisso del Giacobbi, prelevato – grazie all’entusiasmo del giovane parroco di allora - dalla Chiesa di S. Lucia e S. Andrea a Ripoli. Il libro non si ferma qui: nella prima parte raccoglie con semplicità le notizie storiche e artistiche riguardanti la Certosa, cercando di trasmettere quello che c’era e quello che c’è, quasi a corroborare la scelta fatta ripetutamente dai registi. E il risultato è quasi un invito, quello a fare di tutto per tornare a girare in Certosa e a Calci. Molto più che una ‘semplice’ location.