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Saliou Hane con la proprietaria del portafoglio
Pisa, 30 settembre 2018 - Per lui è stato un gesto naturale. Saliou Hane non ha avuto dubbi su quale fosse la decisione giusta da prendere. Nonostante la sua situazione disperata. Quando si è trovato tra le mani il portafogli di Giulia rigonfio di banconote – 300 euro almeno – lo ha aperto per controllare soltanto che ci fossero i documenti, poi si è guardato attorno sperando di riconoscere la proprietaria attraverso la foto della carta d’identità. Così non è stato. Il passo successivo è stato quindi quello di andare a cercare la municipale e consegnare il «tesoro» raccolto in piazza Cammeo. Gli agenti hanno rintracciato la donna e la restituzione è avvenuta davanti a Saliou con doverosi ringraziamenti. «La signora mi ha offerto una ricompensa, ma io ho rifiutato perché le ho risposto che è normale averle riportato quello che è suo. Si tratta di senso civico. Io non rubo, anche se sono in difficoltà. Non ho soldi per mangiare e nemmeno per tornare a casa dai miei figli che non vedo da sette anni».
LA STORIA del senegalese, infatti, è la storia di tanti altri stranieri che vivono a Pisa un’esistenza al limite. «Sono arrivato in città ventuno anni fa – racconta il 44enne – perché nel mio paese non c’era lavoro e io sognavo un futuro migliore per la mia famiglia. Ho fatto mille lavori e ho versato contributi come tutti gli italiani. Poi con la crisi nel 2014 sono rimasto disoccupato e ho perso il permesso di soggiorno». Saliou all’improvviso diventa un clandestino. Un giorno a fine luglio la polizia lo ferma per un controllo e, trovandolo senza documenti, lo accompagna al Centro di permanenza per il rimpatrio di Potenza. «Una galera con un migliaio di ‘detenuti’ dalla quale sono uscito soltanto un mese dopo – ricorda il senegalese – quando mi hanno detto che lo Stato non aveva abbastanza soldi per rimandarmi in Senegal. Mi è stato ‘consigliato’ di richiedere l’asilo politico, nonostante io non provenga da un territorio di guerra e abbia soltanto perso il permesso di soggiorno: una cosa assurda. Fatto sta che adesso la mia vita è sospesa con la richiesta di asilo. L’espulsione dall’Italia non è avvenuto. Io sono di nuovo a Pisa, senza un lavoro e senza documenti. Mi chiedo quale senso abbia questa Legge e quale futuro possano avere gli stranieri che vogliono costruire qualcosa in Italia onestamente. Io vorrei soltanto poter tornare a lavorare».