Comico, infernale... Pitecus

Antonio Rezza e Flavia Mastrella ‘raccontano’ il loro spettacolo di scena sabato al Teatro Nuovo

Comico, infernale... Pitecus

Comico, infernale... Pitecus

Uno spettacolo che supera i tempi e le convenzioni, che sfugge alle definizioni e si presenta sul palco ogni volta con la sua originalità e irriverenza, in una chiave comica "infernale". Antonio Rezza e Flavia Mastrella, binomio ineguagliabile del teatro contemporaneo, con alle spalle il Leone d’Oro alla carriera alla Biennale di Venezia, approdano al Teatro Nuovo di Pisa con uno dei capolavori del loro teatro comico e irriverente: ‘Pitecus’. Sold out in poche ore la prima data dello spettacolo, che ha convinto il Teatro ad aggiungere una replica nel pomeriggio alle 18 lo stesso giorno, Pitecus analizza il rapporto tra l’uomo e le sue perversioni, e diventa un mirabolante insieme di volti, caratteri, colori, che spuntano in una danza infinita dai "tagli" della scenografia. Antonio Rezza e Flavia Mastrella ce ne hanno raccontato alcuni aspetti.

Come potreste raccontare il vostro spettacolo a chi non lo conosce?

"E’ impossibile raccontarlo a chi non ci ha mai visto in scena, è un lavoro che ha trent’anni di storia, che potremmo definire ‘shakespeariano’, perché sopravvive ai tempi. Riesce a vedere al di là di quello che possono fare coloro che vivono impantanati nella realtà. F: E’ uno spettacolo divertente, che non è definito da noi, lascia libera interpretazione allo spettatore, così abbiamo voluto".

I ’disvalori’ che vengono raccontati rispecchiano la nostra società?

"Spero proprio di no, che non la rispecchino. Sono quadri di scena bucati, dai quali escono i personaggi che in qualche modo esorcizzano le paure dei giovani. La malattia, la morte, la diversità, proposti in una chiave comica ma infernale. S sono ‘valori rovesciati’, che mettono in antitesi il modo di pensare ’global’ e quello essenziale".

C’è anche un messaggio positivo?

"No, non è uno spettacolo che risolve i problemi, che consola. Affrontare però la sofferenza è un traguardo, bisogna conquistarsela la sofferenza, è un passaggio che non tutti sanno affrontare, un percorso. Nessun messaggio, ma un’energia, una bellezza, un sorriso che dà respiro alla persona. Lo spettacolo è un lavoro antico, che portiamo avanti in uno svolgimento che supera i livelli comunicativi consueti".

A.A.