ENRICO MATTIA DEL PUNTA
Cronaca

"Con il sabbiodotto di Viareggio ripristinare il litorale del Parco"

"Utilizzare una parte dei sedimenti raccolti al porto di Viareggio con il sabbiodotto per il ripascimento delle spiagge del Parco...

"Utilizzare una parte dei sedimenti raccolti al porto di Viareggio con il sabbiodotto per il ripascimento delle spiagge del Parco...

"Utilizzare una parte dei sedimenti raccolti al porto di Viareggio con il sabbiodotto per il ripascimento delle spiagge del Parco...

"Utilizzare una parte dei sedimenti raccolti al porto di Viareggio con il sabbiodotto per il ripascimento delle spiagge del Parco di San Rossore colpite dall’erosione". È quanto scrive il presidente del Parco, Lorenzo Bani, in una lettera inviata al presidente della Toscana, Eugenio Giani, e all’assessore competente Monia Monni. La richiesta di Bani segue un appello già fatto a marzo e recentemente ribadito dall’associazione "La Città Ecologica", che ha sottolineato l’importanza di destinare almeno una parte dei sedimenti raccolti al porto di Viareggio tramite il sabbiodotto per il ripascimento delle spiagge del Parco, fortemente danneggiate dall’erosione. Tra i sedimenti che insabbiano il porto viareggino, viene spiegato, ci sono materiali provenienti dal Gombo e, più in generale, dalle spiagge di San Rossore, trasportati verso nord dalle correnti marine. Negli ultimi decenni, mentre il litorale pisano tra l’Arno e il Fiume Morto ha subito un forte arretramento, la spiaggia nel tratto settentrionale del Parco, a partire dalla foce del Fiume Morto, è invece cresciuta, causando problemi al porto di Viareggio.

"Se finora l’attenzione verso il fenomeno erosivo si è concentrata prevalentemente sulle aree abitate e su quelle con attività economiche – continua Bani – non vanno dimenticate le zone di alto pregio naturale che, a lungo termine, rappresentano il metro del benessere del nostro territorio".

Le spiagge di San Rossore, oltre 10 chilometri tra l’Arno e il Serchio, costituiscono uno dei pochi tratti della costa toscana rimasti inalterati dalla costruzione di stabilimenti balneari, dove è ancora possibile osservare l’evoluzione naturale dell’ecosistema dunale. Tuttavia, la sola protezione ambientale non è sufficiente per contrastare l’erosione. Le sue cause, spiegano gli esperti, risalgono a molto prima della nascita dell’Ente Parco nel 1979 e vanno ricercate nella gestione dei corsi d’acqua a monte e nella conseguente diminuzione dei sedimenti che giungono al mare. "Insieme agli interventi necessari che saranno individuati dagli esperti per contrastare l’erosione – conclude Bani – chiedo di valutare l’utilizzo immediato dei materiali raccolti dal sabbiodotto, così da poter migliorare rapidamente la situazione attuale".

EMDP