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"Con il suo cane era come una bambina, trasmetteva tenerezza"

"Con il suo cane era come una bambina, trasmetteva tenerezza"

"Ci vorrebbe un libro per raccontare Barbara. E’ morta una persona bella, si prendeva la responsabilità delle cose più difficili come un capo deve fare". Franceso Mostacci anima de Il mondo di Castell’Anselmo, quel rifugio in via Campagna di Casciana dove Barbara Capovani amava rifugiarsi. Un allevamento di cani, cani corsi come i suoi. "Amava molti gli animali – racconta Francesco con una profonda tristezza nella voce – veniva a fare lezione di educazione con il suo cane, era molto attiva anche nella nostra chat". Barbara era una persona speciale: "Quando era con il suo cane, Sirio purtroppo morto in un incidente, era come una bambina. Trasmetteva tenerezza, era infantile nel suo rapporto con gli animali, alla ricerca di quella dolcezza che la gravità del lavoro non gli permetteva". Francesco racconta che Barbara, dopo la morte di Sirio, aveva preso un altro cane corso: "Se lo portava anche a lavoro, chissà magari l’avesse avuto quel tragico giorno...".

Un giorno maledetto, venerdì 21 aprile, quando all’uscita dall’ospedale la psichiatra è stata aggredita e massacrata a sprangate. "Lavorava sempre – continua – ma quando poteva partecipare ai raduni era molto scherzosa e carica. Lei amava il cane corso, perchè è un molosso guardiano protettivo e molto affettuoso. Un guardiano che la faceva sentire protetta ma non troppo invadente. Un cane che si curava di lei. Barbara si interessava di tutto... tranne della politica. Studiava molto i comportamenti degli animali e dunque dell’essere umano".

Al mondo di Castell’Anselmo, Barbara aveva portato anche dei ragazzi del reparto di igiene mentale, perchè imparare a stare con gli animali è una bella scuola di vita. "Barbara era in guerra, e le mancavano sempre strumenti, era di una forza mentale mostruosa. Molto concreta. Lei non scappava. E’ come se fosse morto un magistrato, ma lei non aveva la scorta".

Michela Berti