REDAZIONE PISA

"Corruzione in Comune": tre patteggiano

"Mazzette a Palazzo Gambacorti": ingegnere, imprenditore e geometra pene dai due anni in giù. Altre posizioni si definiranno a giugno

Febbraio 2020, un terremoto in Comune. L’accusa principale è di corruzione. Migliaia di documenti e pratiche passate al setaccio a Palazzo Gambacorti, 12 gli indagati. A distanza di poco più di due anni, tre dei coinvolti hanno patteggiato davanti alla giudice per l’udienza preliminare Castellano. La richiesta è stata accolta. Matteo Casarosa, ingegnere (difeso dal penalista Andrea Di Giuliomaria) ha patteggiato 2 anni (era accusato oltre che di corruzione anche di falso), Nicola Lamacchia (seguito dagli avvocati Alberto Marchesi e Franco Mugnai), un anno e dieci mesi, e l’unico ad aver confessato - difeso dall’avvocato Simone Cagnetta - il geometra Simone Di Lupo, un anno e 8 mesi. Pene tutte sospese. Altre posizioni emerse nella vicenda saranno definite il 9 giugno.

L’accusa principale è quella di corruzione a Palazzo Gambacorti. Dodici le persone indagate a vario titolo: nove quelle iniziali, altre tre sono emerse in seguito, sono un imprenditore, un ingegnere e un 68enne. L’inchiesta era stata condotta dalla guardia di finanza e coordinata dalla sostituta procuratrice Flavia Alemi.

Cinque, inizialmente, gli episodi ricostruiti e contestati dalla Procura che ha cercato di acquisire, dopo che esplose il caso, tra fine gennaio e inizio febbraio 2020, poco prima del primo lockdown, altri elementi per ampliare l’indagine. Sotto la lente degli inquirenti erano finiti anche: Fabio Mannocci, agente scelto della municipale (difeso da Carlo Porcaro D’Ambrosio), Simone Giommoni (assistito dall’avvocato Stefano Del Corso), istruttore tecnico dell’ufficio Edilizia privata dell’Urbanistica, Francesco Carmignani, geometra (tutelato da Giovanni Frullano), Nicola Vannucci (legali Antonio e Andrea Cariello). Per loro l’udienza è fissata al 9 giugno e la vicenda deve essere ancora sviscerata.

"L’indagine è partita da una segnalazione interna alla polizia municipale", aveva spiegato il procuratore Alessandro Crini durante la conferenza stampa: "È giusto sottolinearlo". Ed era entrato nel dettaglio del caso. "Due i filoni, il primo, da cui è nato l’altro, nasce, appunto, da una denuncia". Secondo l’impianto accusatorio della Procura, l’agente scelto Fabio Mannocci, vigile addetto al settore del centro storico, avrebbe "propagato notizie su controlli (amministrativi, ndr) successivi sul suolo pubblico" a locali nel cuore di Pisa, concentrati soprattutto vicino a piazza dei Miracoli, ma anche sui rifiuti. Avrebbe così rivelato informazioni segrete. L’obiettivo sarebbe stato, per gli imprenditori locali, quello di evitare la sanzione in caso di irregolarità riscontrate. "L’input è arrivato dalla municipale – aveva precisato Crini – ma abbiamo avuto riscontri sul campo, abbiamo svolto osservazione, intercettazioni telefoniche e ambientali. E abbiamo messo sotto sorveglianza l’ufficio comunale con le telecamere. Riprendendo lo scambio in ufficio dei soldi, il passaggio".

Antonia Casini