
di Antonia Casini
La seconda tappa dell’inchiesta sulla "corruzione in Comune", si è tenuta ieri in Tribunale. Per un difetto di notifica, il caso è stato riaggiornato a novembre. Sono nove gli imputati davanti al giudice per l’udienza preliminare (per qualcuno si parla di riti alternativi): Fabio Mannocci, Carlo Baroni, polizia municipale, Massimo Conforti, ex municipale, Nicola Vannucci, ristoratore, Simone Giommoni, geometra del Comune, Francesco Carmignani, geometra, Guido Corona, imprenditore, Luigi Pecora, ingegnere, Giovanni Costanza, agenzia immobiliare. Tutto era cominciato a febbraio 2020. Migliaia di documenti e pratiche analizzate a Palazzo Gambacorti, 12, inizialmente, gli indagati. A maggio, a distanza di poco più di due anni, tre dei coinvolti hanno patteggiato davanti alla giudice per l’udienza preliminare Castellano. La richiesta è stata accolta. Matteo Casarosa, ingegnere (difeso dal penalista Andrea Di Giuliomaria) ha patteggiato 2 anni (era accusato oltre che di corruzione anche di falso), Nicola Lamacchia (seguito dagli avvocati Alberto Marchesi e Franco Mugnai), un anno e dieci mesi, e l’unico ad aver confessato - difeso dall’avvocato Simone Cagnetta - il geometra Simone Di Lupo, un anno e 8 mesi. Pene tutte sospese.
Le accuse - sostenute dalla sostituta procuratrice Flavia Alemi che ha coordinato la guardia di finanza - sono differenti per i 9. Tre i filoni: tutto è partito da una denuncia interna alla municipale. Il primo è, appunto, sui controlli che sarebbero stati anticipati ad alcuni imprenditori; il secondo, sulle presunte mazzette per agevolare pratiche in Comune; il terzo, emerso dopo, riguarderebbe un abuso. Cinque, inizialmente, gli episodi ricostruiti e contestati dalla Procura (poco prima del lockdown 2020) che ha ha poi ampliato l’indagine. Tutti conosciuti i penalisti pisani impegnati nella difesa: Carlo Porcaro D’Ambrosio, Stefano Del Corso, Giovanni Frullano, Antonio e Andrea Cariello, Gabriele Dell’Unto. Secondo la Procura, l’agente scelto Fabio Mannocci, vigile addetto al settore del centro storico, avrebbe "propagato notizie su controlli (amministrativi, ndr) successivi sul suolo pubblico" a locali nel cuore di Pisa, concentrati soprattutto vicino a piazza dei Miracoli, ma anche sui rifiuti. Avrebbe così rivelato informazioni segrete. L’obiettivo sarebbe stato, per gli imprenditori locali, quello di evitare la sanzione in caso di irregolarità riscontrate. "Abbiamo avuto riscontri sul campo, svolto osservazione, fatto intercettazioni telefoniche e ambientali – aveva spiegato il procuratore Alessandro Crini – Sotto sorveglianza l’ufficio comunale con le telecamere che hanno ripreso lo scambio in ufficio dei soldi".