Pisa, 4 ottobre 2024 – Coi suoi 144 corsi triennali e magistrali, l’Università di Pisa è una garanzia di scelta e selezione di un percorso di studio che possa assecondare la maggior parte delle passioni. Un fatto che, per i più indecisi, si rivela però un’arma a doppio taglio. Sono infatti molti i giovani che, nel passaggio tra superiori e università, si ritrovano ad avere talmente tante opzioni da non sapere quale scegliere. La passione di una vita? La materia che fa trovare lavoro meglio? Quella innovativa che sarà utile in futuro? E nel logorante dubbio di scegliere male, alcune volte si finisce per farlo, come dimostra il fatto che un quarto delle matricole pisane cambia corso prima del secondo anno. Problemi noti al prorettore alla didattica dell’Università di Pisa, Giovanni Paoletti, che nel ribadire come «la varietà dei corsi di laurea di Unipi sia anche un aspetto positivo», ha ammesso che «soprattutto dopo il Covid, per alcuni studenti queste difficoltà ci sono e comportano anche delle spiacevoli conseguenze».
Quali?
«Il primo anno è cruciale e una partenza difficile implica che tanti giovani cambiano corso di studi o ateneo, fanno fatica a inserirsi nei meccanismi universitari e hanno soprattutto ripercussioni sulle carriere che si allungano, con il rischio che si perda spendibilità del titolo di studio. Ne siamo consapevoli e ci stiamo attrezzando per evitare il problema».
Come pensate di risolverlo?
«In due modi, il primo è attraverso un aiuto agli studenti che può essere fatto tramite open day, giornate di orientamento, talk e simili che sono sempre molto partecipati. Tenga presente che alla scorsa edizione di ‘Unipi orienta’ parteciparono 8mila persone, quest’anno, dal 10 al 12 ottobre, ne aspettiamo fino a 10mila. Inoltre nel 2025 contiamo di far partire il progetto ’Primo Anno’, che mira a tutoraggio, corsi di supporto ed esercitazioni a piccoli gruppi di studenti per aiutarli a inserirsi nel mondo universitario e trovare la loro strada con meno difficoltà».
Il secondo modo?
«È di carattere didattico: migliorando i nostri piani di studio. Intendiamo facilitare il primo anno con esami meno complicati e rendere più progressive le difficoltà. Il punto di arrivo sarà lo stesso, non verrà abbassata l’asticella della qualità ma sarà garantita una gradualità del percorso».
Oltre alle difficoltà di orientamento, non c’è il rischio che tutte queste lauree rendano più complicato trovare lavoro?
«Le persone che trovano lavoro dopo una laurea in Unipi sono molte, ma capisco il problema soprattutto per le lauree umanistiche. Dobbiamo facilitare la trasformazione di alcune professioni e preparare ai mestieri del futuro, senza però fare una rincorsa estrema alle novità come sostenibilità, clima, intelligenza artificiale per evitare la proliferazione di percorsi che sfruttano la moda del momento, mantenendo un equilibrio tra rinnovamento e funzionalità».
Questo però come si traduce?
«Nell’intercettare le nuove professioni che si adattano alle lauree umanistiche, storicamente molto versatili. I passi da fare sono due: rafforzare la formazione umanistica e al contempo aprirla ai nuovi orizzonti, in questo modo amplieremo gli sbocchi professionali».
Per chiudere, come stanno andando le immatricolazioni?
«Posso dirle che al 30 settembre abbiamo superato quota 8mila che è un ottimo risultato in linea con lo scorso anno, dove al 31 dicembre 2023 eravamo arrivati a 10mila».