
PISA
Un segno di ripresa, anche questo. Lunedì, dalle 14.30, nell’auditorium Opa in piazza Arcivescovado, si terrà il convegno in presenza (ma è possibile seguirlo online dal link che sarà inviato a chi scrive a [email protected]) per la giornata nazionale della persona con lesione al midollo spinale. Un evento, patrocinato dall’Aoup e dal Comune di Pisa, promosso dall’Artim-Ets, associazione ricerca trattamenti innovativi mielolesioni, nata per aiutare le persone con lesione del midollo spinale a migliorare la loro qualità di vita attraverso l’utilizzo di tecnologie riabilitative innovative che ora sono numerose (alcune in fase sperimentale). E’ la professoressa Giulia Stampacchia, direttrice dell’U.O. Mielolesi di Pisa, a spiegarci quali siano.
"Quella del 4 aprile è un’iniziativa che teniamo ogni anno da 10, ma è stata sospesa negli ultimi due per la pandemia. Nel tempo, sono stati trattati i temi delle barriere architettoniche, dello sport, delle cure e della riabilitazione. Quest’anno, abbiamo scelto di invitare i ricercatori del gruppo di Losanna e della Sant’Anna di Pisa che hanno pubblicato recentemente uno studio sulla possibilità di far camminare le persone paraplegiche utilizzando una nuova tecnica di stimolazione del midollo spinale tramite elettrodi impiantati".
E i risultati?
"Ci sono, come comprensibile, molte persone interessate che chiedono informazioni. Al momento, sono tre quelle tornate a camminare con questo metodo".
Fino a poco fa come si procedeva in questo campo?
"I paraplegici perdono l’uso delle gambe e non riescono più a camminare, fino a 20-30 anni fa la riabilitazione dei mielolesi, che viene svolta in centri dedicati (l’Unità spinale di Firenze e l’Unità mielolesi di Pisa) era impostata sul cercare di aiutare chi ne era colpito nel riavere una vita quotidiana autonoma, indispensabile è l’uso della carrozzina".
Che cosa è cambiato?
"La possibilità di ricamminare era poco considerata perché interessava solo situazioni particolari, dove poteva verificarsi un buon recupero del movimento agli arti inferiori. Ma grazie a diverse tecnologie innovative disponibili, c’è stata una svolta".
Quali le opzioni?
"Una è l’esoscheletro, robot con motori da indossare. Esiste poi la stimolazione elettrica funzionale: stimolare il muscolo (flessore ed estensore) che deve attivarsi per quella funzione specifica. E, poi, la novità, la stimolazione del midollo spinale per riattivare quei motoneuroni che agiscono sul muscolo che aveva perso capacità di contrarsi volontariamente".
Antonia Casini