Inizialmente erano dieci sotto processo. Poi uno degli accusati fece il rito abbreviato in sede di undienza preliminare (assolto). Ieri mattina è terminato, davanti al collegio, il procedimento per la maxi rissa in carcere nei giorni tragici della primissima emergenza Covid (nella foto di Valtriani un momento). Tutti assolti per danneggiamenti e resistenza), tranne uno per lesioni.
Era la sera del 9 marzo 2020, l’anno terribile. Volanti, gazelle e mezzi della penitenziaria si riunirono davanti all’entrata della casa circondariale Don Bosco di Pisa. Un via vai di sirene in serata. Agenti e carabinieri furono impegnati nel bloccare la protesta, per fortuna sedata velocemente, che si sarebbe potuta allargare anche all’esterno. La rivolta, in quei giorni, era in corso in molti istituti nazionali, ma a Pisa fu subito stoppata. I detenuti, in lotta per i colloqui sospesi con i familiari e i permessi bloccati per l’emergenza Coronavirus, avevano bruciato anche alcuni suppellettili e della mobilia, in un solo blocco. La penitenziaria aveva evitato che la protesta si allargasse: un agente era rimasto però ferito ed era finito in ospedale. E, dopo un’ora circa, le forze dell’ordine erano rientrate.
Al Don Bosco era arrivato anche l’allora questore Paolo Rossi che aveva parlato con il direttore della casa circondariale, all’epoca Francesco Ruello. Nella mattinata seguente, erano stati trasferiti a Pisa alcuni detenuti
provenienti dagli istituti in tutta
Italia dove c’erano state vere rivolte per le misure stringenti fino al 23 marzo a causa del Coronavirus e per il sovraffollamento: alcuni chiedevano l’amnistia.
Nel pomeriggio era stato in visita nel carcere pisano anche il garante in carica 4 anni fa, l’avvocato Alberto Marchesi.
I detenuti - difesi dagli avvocati Sara Baldini, Roberto Nocent, Massimo Gaetano Marrara, Laura Filippucci, Massimiliano Calderani, Pierpaolo Santini, Gabriele Terranova, Alessandro Catarsi e Giovanni Merli - sono stati alla fine tutti assolti, uno soltanto è stato condannato per lesioni.
A. C.