Pisa, 24 ottobre 2020 - La dottoressa Roberta Ricciardi, responsabile del percorso miastenia inserito in Neurologia e Chirurgia Toracica dell’Aoup, fa il punto della situazione su cortisone e Coronavirus, dopo essere stata una delle prime in Italia a segnalare l’efficacia della terapia.
Cortisone e Covid-19. In merito alla sua efficacia lei era stata una delle prime a parlarne. In particolare del Desametasone, con cui è stato trattato anche il presidente degli Stati Uniti Donald Trump.
"Sì, io mi occupo prevalentemente di Miastenia Gravis, una malattia autoimmune in cui la terapia cortisonica rappresenta sempre la prima e spesso la più potente arma terapeutica per riuscire a ben controllare questa malattia. Già a febbraio ho subito rilevato e segnalato come i pazienti in terapia cortisonica che si ammalavano di Covid presentavano forme molto lievi di malattia e facilmente risolvibili con un semplice incremento della terapia steroidea in atto".
Perché usare il cortisone? Da cosa dipende la sua efficacia?
"L’infezione da Coronavirus inizia con una "iperinfiammazione" che se non trattata subito può evolvere nelle complicanze che tutti ben conosciamo. Io consiglio l’intervento precoce allo scopo proprio di cercare di evitare le complicanze temute e qual è l’antiinfiammatorio più conosciuto e utilizzato da sempre? Il cortisone".
Cosa accadde in seguito?
"I risultati erano importanti ed evidenti e il mio suggerimento è stato accettato anche da numerosi altri colleghi di diverse città, con riferiti ottimi risultati sui vari pazienti trattati. In seguito, insieme ad un collega farmacologo di Urbino, Piero Sestili, che mi aveva contattata dopo la mia segnalazione sulle pagine de La Nazione, abbiamo trasferito i dati anche in un appello al Ministro della Sanità Speranza e al Vice Ministro Sileri. Quest’ultimo mi ha risposto dicendo che avrebbe dato un’attenzione particolare ai dati segnalati".
Qual è stato il passo successivo?
"Inizialmente non c’era un protocollo riconosciuto, poi uno studio dell’Università di Oxford, a fine giugno, ne ha decretato finalmente l’efficacia, in particolare sul Desametasone. Non concordo però con il gruppo di Oxford riguardo all’introduzione del Desametasone solo nei pazienti molto compromessi e ricoverati in terapia intensiva. Prima si inizia la terapia e prima abbiamo la possibilità di bloccarne la possibile evoluzione nelle complicanze temute".
Quale protocollo usa per i suoi pazienti?
"Per prima cosa sempre il cortisone, Desametasone se i disturbi sono importanti o Deltacortene ma a dosaggio terapeutico se i problemi sono modesti. Quindi associare sempre una terapia antibiotica di copertura e, infine Enoxaparina 4000 per evitare le eventuali complicanze tromboemboliche non rare in questo tipo di infezione".
Cosa ne pensa di questa seconda ondata? Come si è originata?
"Immaginavamo tutti che alla fine dell’estate sarebbe arrivata una seconda ondata, ma ritengo inutile puntare il dito sui giovani o fare una caccia all’untore. Mi metto anche nei panni di chi debba prendere una decisione oggi. Non si può più chiudere l’Italia. Imboccando questa via, ci potrebbero essere problemi e risvolti importanti sull’economia generale. Sono orientata per un’attenta convivenza col virus, ma è necessario che tutte le persone siano prudenti e rispettino le direttive sanitarie istituzionali. Bisogna cercare anche di sensibilizzare costantemente le persone sulle regole di protezione per il bene di tutti".