REDAZIONE PISA

Covid, le cure costano fino a 20mila euro a paziente

Il conto è stato fatto con l’aiuto di medici, infermieri e sindacalisti impegnati nella lotta al virus. In intensiva, 1500-1600 al giorno

Cure a un paziente Covid

Firenze, 28 ottobre 2020 - Un paziente Covid grave, quando guarisce, sarà costato al sistema sanitario anche oltre 20mila euro. Ci sono poi casi in cui la degenza è superiore ai 20 giorni e allora le tariffe aumentano. La differenza con un ricovero ordinario è di circa il 20-30% in più. I numeri arrivano da Pisa, dove il contagio corre sopra la media regionale, tanto da essere la seconda città in Toscana per nuovi positivi (ieri in tutta la provincia erano 183 in più, 4.564 in totale). E dove, la notizia è stata data da "La Nazione" sull’edizione di lunedì, ci sono tanti sanitari (in almeno dieci reparti dei due ospedali Santa Chiara e Cisanello) con il Covid. La trasmissione - è stato ricostruito - avviene nell’80-90% dei casi all’esterno, per lo più in famiglia o tra la cerchia dei contatti più stretti. Proprio l’Azienda ospedaliera pisana sta facendo uno studio sulle spese della pandemia che sarà pubblicato nei prossimi mesi.

In attesa delle cifre Aoup, abbiamo ricostruito le varie voci con infermieri e medici del Covid Hospital e dei reparti dedicati, che ogni giorno affrontano l’emergenza, e quelli di altre strutture, ma anche con i sindacati dell’Rsu (Rappresentanza sindacale unitaria). Ne è venuto fuori un conto salato, sconosciuto alla maggioranza delle persone e che fa riflettere sulla spesa enorme che sta affrontando la nostra sanità. Partiamo dalla base, i costi vivi che comprendono il posto letto, il personale, l’assistenza: un ricovero ordinario si aggira intorno ai 700-800 euro giornalieri per paziente. Ci sono poi quelli non Covid ma che necessitano della terapia intensiva e così si arriva a 1.300, per i macchinari e le cure. E per quelli che sono risultati postivi? Anche in questo caso occorre distinguere. Diciamo che la spesa cresce del 20-30% circa. La differenza è fatta da farmaci specifici, dalle dotazioni tecnologiche particolari, i sistemi di ventilazione e dai dispositivi di protezione individuale, come guanti, tute e visiere. In intensiva, dunque, si toccano anche i 1500-1600 euro. Ma ci sono delle componenti che è ancora impossibile quantificare, come l’investimento strutturale che dovrà essere spalmato per l’intero periodo della pandemia. E saranno calcolabili solo al termine delle varie ondate, quando tutto sarà terminato e si potrà fare un bilancio definitivo.

Qualche esempio. Nella città della Torre è stato aperto il Covid Hospital in pieno centro e sono stati riadattati alcuni reparti, sono stati fatti percorsi dedicati e sono state montate tensostrutture esterne per l’accoglienza. E ancora, l’assunzione di nuovi sanitari: da marzo, oltre 200 tra Oss e infermieri. "Troppo pochi per garantire anche un po’ di attività di routine", dicono i sandacati che affermano anche che "il personale interinale, con cui si è coperto i buchi, comporta una spesa maggiore". La formazione specifica avviene invece all’interno dell’azienda da parte del responsabile dell’unità di prevenzione e in orario di servizio senza importi da aggiungere.

Da considerare anche altro, come i tamponi fatti al momento dell’entrata in pronto soccorso, privatamente si pagano 85 euro ciascuno. Ne viene fatto uno, per sicurezza, ad ogni accesso al Ps, anche alla stessa persona che passa dalla struttura che si occupa di emergenza in giorni diversi.

A fare i conti per il periodo febbraio-aprile era stato anche il laboratorio Healthcare Datascience della Università Carlo Cattaneo in collaborazione con l’Azienda Ospedaliera Nazionale SS. Antonio e Biagio e C. Arrigo di Alessandria e In.Ge.San (Associazione Ingegneri Gestionali in Sanità). Per ogni paziente, in quella struttura, a seconda della gravità delle condizioni e della complessità degli interventi era stata calcolata una spesa minima di 9mila e una massima di 22mila euro.