CARLO VENTURINI
Cronaca

Cure palliative sì, eutanasia no: "Nella nostra Costituzione non c’è il diritto alla morte"

Il pontederese don Maurizio Gronchi, teologo docente di Cristologia alla Pontificia Università. Urbaniana: "La Regione Toscana pensi piuttosto a valorizzare il sostegno alla fragilità".

Il pontederese don Maurizio Gronchi, teologo docente di Cristologia alla Pontificia Università. Urbaniana: "La Regione Toscana pensi piuttosto a valorizzare il sostegno alla fragilità".

Il pontederese don Maurizio Gronchi, teologo docente di Cristologia alla Pontificia Università. Urbaniana: "La Regione Toscana pensi piuttosto a valorizzare il sostegno alla fragilità".

Pisa, 13 febbraio 2025 – "Esiste nella Costituzione il diritto alla cura non un diritto alla morte. Sì alle cure palliative, no al suicidio assistito". Lo dichiara Don Maurizio Gronchi, pontederese, teologo, docente di Cristologia presso la Pontificia Università Urbaniana, consultore della Congregazione per la dottrina della fede e della Segreteria generale del Sinodo dei vescovi.

La Regione Toscana colma un vuoto legislativo sul suicidio assistito?

"La legge intitolata ‘Modalità organizzative per l’attuazione delle sentenze della Corte costituzionale 242/2019 e 135/2024’, approvata dal Consiglio regionale della Toscana, è la prima legge in Italia sul suicidio assistito, sebbene sia stata presentata come legge meramente organizzativa e procedurale, in attuazione di quanto disposto dalle sentenze della Corte costituzionale richiamate nel titolo. Ma in realtà, si dimentica che la Corte costituzionale aveva chiesto al Parlamento di intervenire sulla materia, non alle Regioni. Ora, al di là degli aspetti costituzionali della questione, ciò che merita riflessione è la decisione di autorizzare il suicidio assistito".

La legge sul suicidio assistito è stata invocata per il rispetto della dignità della persona sofferente. Sotto il peso della sofferenza si può eliminare la propria vita?

"Dal punto di vista della morale cristiana, la Chiesa cattolica ha da tempo indicato una via possibile al trattamento del fine vita nelle cure palliative, come recentemente ribadito nel documento del Dicastero per la Dottrina delle Fede ‘Dignitas infinita’ del 2024, dove si legge e cito testualmente ‘certamente la dignità del malato in condizioni critiche o terminali chiede a tutti sforzi adeguati e necessari per alleviare la sua sofferenza tramite opportune cure palliative ed evitando ogni accanimento terapeutico o intervento sproporzionato. Queste cure rispondono al dovere costante di comprensione dei bisogni del malato: bisogni di assistenza, sollievo dal dolore, bisogni emotivi, affettivi e spirituali. Ma tale sforzo è del tutto diverso, distinto, anzi contrario alla decisione di eliminare la propria o la vita altrui sotto il peso della sofferenza".

Cosa pensa della posizione molto netta e dura dei vescovi toscani?

"In seguito alla decisione della Regione Toscana, questi hanno scritto quanto cito: ‘Ci sembra che in un momento di crisi del sistema sanitario regionale, più che alla redazione di ‘leggi simbolo’, i legislatori debbano dare la precedenza al progresso possibile anche nel presente quadro legislativo, in un rinnovato impegno riguardo alle cure palliative, alla valorizzazione di ogni sforzo di accompagnamento e di sostegno alla fragilità. La vita umana è valore assoluto, tutelato anche dalla Costituzione: non c’è un ‘diritto di morire’ ma il diritto di essere curati e il Sistema sanitario esiste per migliorare le condizioni della vita e non per dare la morte".