
di Antonia Casini
Un appello per la salute dello scheletro e la qualità della vita che parte dalla nostra città. Si terrà a Pisa (all’hotel San Ranieri), domani e domenica, il secondo convegno interregionale (Toscana, Marche e Umbria) della Siommms, Società italiana dell’osteoporosi e del metabolismo minerale e delle malattie dello scheletro: la realtà più importante del nostro paese nel settore. Il dottor Maurizio Mazzantini, pisano, che è coordinatore regionale Siommms, è uno dei responsabili scientifici dell’iniziativa con le colleghe Gilberta Giachetti (per le Marche) e Carmelinda Ruggiero (per l’Umbria). Un convegno che coinvolgerà molti specialisti di varie discipline e medici di Medicina generale. Tra gli argomenti trattati, la vitamina D e le fratture da osteoporosi, ma sarà occasione per parlare del Pdta, il Percorso diagnostico terapeutico e assistenziale per la prevenzione delle rifratture. "La Regione Toscana – spiega il dottor Mazzantini che lavora nella Reumatologia dell’Aoup – è stata tra le prime in Italia ad approvare questo percorso, un motivo di orgoglio. I dati della Regione Toscana dicono che la gran parte delle persone con frattura da osteoporosi, in particolare i più fragili che si fratturano il femore, non riceve una terapia adeguata per prevenire ulteriori fratture. A fine 2019, vista questa grave carenza assistenziale, su incarico conferito all’Organismo toscano per il Governo clinico, presieduto dal dott. Mario Cecchi, è stato elaborato il percorso regionale per la prevenzione delle nuove fratture, approvato in Giunta nel settembre 2020, uno degli ultimi atti del governo Rossi". "Ma questo percorso è rimasto per ora inattuato anche a causa di problemi tecnici – prosegue Mazzantini – Per poter identificare, seguire e monitorare tutti i pazienti fragili con fratture è indispensabile che su questi pazienti sia acceso un riflettore informatico, che attualmente non c’è. Nel Pdta, si invitano tutti gli ospedali a organizzare strutture funzionali specializzate. Obiettivo, risparmiare tempo, avere la certezza di un percorso univoco, ridurre le fratture. Questo sistema, a Pisa, lo utilizziamo già cercando di intercettare i fratturati, ma occorre uniformare tutti gli ospedali toscani, così da rendere omogenee procedure e trattamenti, dare una terapia efficace al più presto e migliorare la vita ai pazienti".
Qual è il nodo, allora? "Dopo il ricovero, è obbligatorio inviare in Regione le diagnosi del paziente, tramite codici specifici. Ecco, non esiste un codice per la diagnosi “frattura da osteoporosi”. Abbiamo allora proposto di segnalare tutti i codici di frattura di femore e vertebre (il 90% è da osteoporosi), ma non abbiamo ancora risposte. L’emergenza Covid ha rallentato tutto, ma credo proprio che il processo sia iniziato e andrà avanti, grazie all’impegno di tutti e delle associazioni dei malati, tra le quali desidero menzionare la presidente dell’Associazione toscana dei malati reumatici, Atmar, Paola Grossi, particolarmente attiva in tal senso".