PONTEDERA (Pisa)
Nella città della Vespa, il nome di Enrico Rossi (nella foto) evoca subito la battaglia contro la vendita e il trasferimento della Piaggio a Nusco. E fu un duello politico senza frontiere, quello condotto dell’allora sindaco Rossi (in carica dal 1990 al 1999) che fece “trasferire“ a Pontedera il consiglio regionale. Lui, uomo di sinistra di quella corrente che poi confluì nei Ds, sfilò ai cortei anche al fianco dell’amico prete per dire no alla fuga della Piaggio verso il sud. E quando la grande fabbrica mise al comando il suo pupillo Giovannino Agnelli, la storia cambiò. Perché il promettente giovane fu designato come naturale successore dell’avvocato di Torino e la fabbrica delle due ruote diventò la sua palestra prima del grande salto. La minaccia della vendita fu quindi sventata e la prima telefonata di Giovannino, seguita poi da una visita, fu proprio indirizzata al sindaco nato a Bientina, ma cresciuto a Pontedera. I due si incontrarono e nacque anche un’amicizia. Per Pontedera iniziò così una nuova fase con Rossi che strinse i rapporti con il rampollo di casa Agnelli, e decollò lo sviluppo della città anche fuori dagli stabilimenti. Fu la stagione dei sovrappassi e sottopassaggi lungo la ferrovia e la ridefinizioni di alcune aree strategiche della città. Rossi guardò anche al cuore del centro storico dove arrivò la pavimentazione del corso Matteotti che diventò a tutti gli effetti un’area esclusivamente pedonale. Una rivoluzione che lanciò il concetto della città come il salotto buono della Valdera. Poi, nel 1999 arrivò l’addio di Rossi alla città, dopo una carriera politica iniziata nel 1985 come assessore e vicesindaco. Per lui si aprirono le porte della Regione. Ma questa è un’altra storia.
Nicola Pasquinucci