Dalla crepa al rischio dell’anestesia

L'omicidio a Oratoio spinge la comunità a riflettere sul proprio coinvolgimento. Don Garibaldi invita a non lasciare agli altri il compito di risolvere, ma a partecipare attivamente per costruire un futuro migliore.

di Saverio Bargagna

Ciò che è accaduto a Oratoio, l’omicidio del giovane Beni intendo, non è "cosa che riguarda solo gli altri". Spesso le notizie ci appaiono distanti – scrolliamo lo schermo all’infinito – ma questa è la nostra città, questi sono i nostri quartieri, la comunità nella quale viviamo. "Le strade che conosciamo – ha sottolineato significativamente don Massimiliano Garibaldi nel corso della veglia di preghiera – sono improvvisamente diventate luoghi diversi. E’ come se si fosse aperta una crepa sul muro della nostra comunità". Una spaccatura certo, ma una crepa può essere anche occasione per ricostruire. Riflettiamo sulle fragilità dei luoghi in cui viviamo ritrovando la voglia di essere partecipi. Solo recuperando spazi, idee e senso di comunità il vuoto non sarà riempito dalla violenza e narcotizzato dall’indifferenza. Non lasciamo agli altri il compito di risolvere il "caso". Non affidiamo, dunque, soltanto alla polizia le indagini anestetizzando quanto accaduto, ma "indaghiamo" noi stessi chiedendoci quale futuro vogliamo costruire davvero per casa nostra.