Dalla Scuola Sant’Anna 21 ambasciatori del vino

Conclusa la IX edizione del master "Vini italiani e mercati mondiali’ condotto dal professor Pietro Tonutti, che dirige l’istituto produzioni vegetali.

Dalla Scuola Sant’Anna 21 ambasciatori del vino

Dalla Scuola Sant’Anna 21 ambasciatori del vino

Si è conclusa la IX edizione di ‘Vini italiani e mercati mondiali’, master organizzato da Scuola Sant’Anna, Università di Pisa, Università per Stranieri di Siena e Università di Siena, insieme all’Associazione Italiana Sommelier, per formare i futuri esperti nel settore viticolo-enologico. Sono stati 21 i partecipanti che, come ha spiegato il direttore del master professor Pietro Tonutti, a capo dell’Istituto di Produzioni Vegetali della Sant’Anna, punta a creare degli "ambasciatori del vino italiano nel mondo".

A cosa servono queste figure? "Serve una nuova professionalità del sommelier circa la formazione accademica. Non basta più essere export manager, bisogna andare incontro alle nuove esigenze. Noi italiani siamo leader al mondo qualitativamente parlando ma dobbiamo implementare la quantità e soprattutto i valori del vino importato". Quindi il problema del nostro vino è farlo conoscere meglio al mondo?

"Esatto. Negli anni l’Italia si è mossa molto in ritardo verso i mercati globali e il nostro master si inserisce in quest’ottica, creando delle figure spendibili sul mercato globale che abbiano una formazione a tutto tondo. Produzione, commercializzazione, marketing, comunicazione, promozione, eno-turismo, fino alle caratteristiche dei diversi mercati mondiali".

Una formazione che nasce dalle quattro università?

"Sì, la sinergia tra i nostri atenei è la base di tutto. Ognuno ha competenze diverse ma tutte finalizzate allo stesso obiettivo: laddove Unipi e Sant’Anna si occupano più di viticoltura o marketing, UniStraSi predilige un linguaggio che parli all’estero. Da questo punto di vista le aggiungo una questione...".

Dica.

"Il nostro è un master aperto a qualsiasi laureato, senza conoscenze specifiche dell’argomento. L’enologo può apprendere competenze di comunicazione e viceversa ed è fondamentale questo scambio di conoscenze, a maggior ragione perché la formazione si conclude con 450 ore di stage in diverse realtà legate al vino e all’eno-turismo". Parlando di eno-turismo, Pisa avrà attrattive?

"Questa provincia ha delle possibilità molto buone, anche se è piccola dal punto di vista della produzione. Se le aziende si organizzassero meglio potrebbe essere un punto di riferimento, ma servono nuovi paradigmi e mentalità giovani".

Come quelli che formate al master, del quale è già online il bando per la X edizione.

"Assolutamente. Tutto sta nel creare nuove comunicazioni del vino. È un fatto culturale italiano che stiamo cercando di invertire per coinvolgere i mercati statunitensi, europei ma anche orientali: tanti paesi con molta voglia di investire sul nostro vino".

Mario Ferrari