di Gabriele Masiero
Pisa vista da quassù è da groppo in gola. Per arrivare in cima si salgono centinaia di scalini compiendo un viaggio nella storia cittadina, finché non si raggiunge la cella campanaria della Torre dell’orologio di Palazzo Pretorio, percorrendo un’ulteriore scaletta in ferro, per affacciarsi su un panorama esclusivo di cui solo pochi fortunati possono godere (e La Nazione questa fortuna ieri l’ha avuta). "Questo restauro, di cui sono estremamente orgoglioso - dice il sindaco Michele Conti - non la vivo tanto come una medaglia per la mia amministrazione, ma come una soddisfazione per molti pisani che a più riprese in questi anni mi hanno chiesto questo intervento. Questo restauro non è dei politici, perché siamo tutti pro tempore, ma un atto d’amore verso la nostra città. Guardo avanti più che ai complimenti che mi stanno arrivando in queste ore in cui l’edificio è tornato a risplendere e per questo prendo un ulteriore impegno: se i pisani continueranno a darmi fiducia prometto di lavorare anche per rimettere in funzione al più presto il rintocco della campana". Del resto, che questo è un luogo del cuore per generazioni di pisani, è noto a tutti. Quanti di noi, fin dall’età dell’adolescenza hanno detto o sentito dire "Ci vediamo sotto l’orologio"’ oppure "incontriamoci all’orologio". La torre civica di Palazzo Pretorio è casa, famiglia, amici, ricordi. Ma anche presente. E la "cartolina dal futuro" probabilmente più iconica di questi anni. "Anche io ho un ricordo così - ammette Conti - quando da liceale mi incontravo qui sotto con una mia amica. Qualche giorno fa, a tre decenni di distanza l’ho rincontrata per caso: io con la mia famiglia e lei con la sua. Abbiamo fatto i nostri percorsi ma il ricordo della nostra gioventù è indissolubilmente legato a questo simbolo cittadino".
Il sindaco per raggiungere la cima sale le scale in fretta (perfino troppo, tanto è l’entusiasmo, e si fa fatica a stargli dietro) e quando arriva dentro la stanza con le centraline che attivano l’orologio si intrattiene con i tecnici che stanno completando il restauro, Timo e il titolare dell’azienda, Domingo Bortone, la Montelupo luce engineering. Lavorano all’illuminazione dei quadranti sui quattro lati della torre. Ieri sera i pisani più attenti si saranno accorti che quello che guarda Palazzo Lanfranchi era finalmente illuminato per una prova tecnica dal crepuscolo all’alba. Non accadeva da decenni. "L’illuminazione a led renderà ancora più suggestivo questo recupero", conclude Bortone. "Stasera è sabato, dove ci vediamo? Sotto l’orologio".