ILARIA VALLERINI
Cronaca

Daniel Bar-Tal a Pisa. E un libro sui conflitti: "Feroci e intrattabili senza compromessi"

Il professore israeliano che manifesta in piazza per la pace "Anni di narrazioni a favore della guerra impediscono la soluzione".

Daniel Bar-Tal, emerito di Psicologia Politica in piazza per la pace a Tel Aviv

Daniel Bar-Tal, emerito di Psicologia Politica in piazza per la pace a Tel Aviv

Daniel Bar-Tal, professore emerito di Psicologia Politica all’Università di Tel Aviv, è volato a Pisa per presentare il suo ultimo libro dal titolo ‘La trappola dei conflitti intrattabili. Il caso israelo-palestinese’ (Franco Angeli; 2024) alla Domus Mazziniana. Per l’occasione ha dialogato con il docente di Storia e Istituzioni dell’Asia dell’Università di Pisa, Arturo Marzano e il ricercatore di Psicologia sociale, Alessio Tesi. Secondo Bar-Tal – la cui storia familiare è segnata dalla tragedia dei campi di sterminio nazisti – i conflitti sono "intrattabili" perché "feroci" e "non lasciano spazio ai compromessi e alle prospettive di pace". Una delle tesi contenute nello scritto è che le guerre nascono nella "mente delle persone" e che "anni di narrazioni favorevoli al conflitto sono la causa principale della sua mancata soluzione".

E’ crollata la tregua nella Striscia di Gaza e si contano già oltre 400 vittime sotto i bombardamenti israeliani. Professor Bar-Tal, come si spiega questa recrudescenza? "Questa è una guerra del premier Benjamin Netanyahu in linea con il suo motto: gli israeliani devono "vivere di spada". Con il nefasto avallo del presidente Usa Donald Trump, Netanyahu mette la propria sopravvivenza politica davanti alle vite degli ostaggi: egli sceglie evidentemente di sacrificare il loro rilascio e la loro stessa vita pur di evitare le inchieste giudiziarie che lo coinvolgono".

Questa mossa porterà ad una maggiore instabilità all’interno del Paese? "Sì, perché per l’opinione pubblica israeliana la cosa più importante è riportare a casa gli ostaggi, mentre Netanyahu non vuole passare alle fase 2 dei negoziati".

Perché non si è raggiunto un accordo? "I partiti estremisti sono usciti dalla coalizione di Governo a gennaio scorso, ma il premier è interessato a farli rientrare. Il fatto che non abbia accettato di procedere con i negoziati nella fase 2 prelude a un ritorno di questi partiti al Governo".

Intanto l’Oscar per il miglior documentario è stato vinto da ‘No other land’ del collettivo israelo-palestinese di Basel Adra, Rachel Szor, Hamdan Ballal e Yuval Abraham. Il ministro della Cultura, Miki Zohar, ha gridato allo scandalo accusando il film di "diffamare Israele". Com’è stato percepito nel Paese? "La censura è stata in qualche modo aggirata sul web. Tuttavia è stato criticato aspramente anche dai più giovani, molti dei quali studiano all’Università di Tel Aviv, un ateneo storicamente liberale".

Crede che questo Oscar rappresenti simbolicamente un passo verso la pace? "E’ un forte messaggio che parte dall’Occidente. Credo che un cambiamento possa arrivare solamente attraverso pressioni esterne".

Ilaria Vallerini