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Paolo Dario, direttore Istituto Biorobotica della Sant’Anna di Pisa
Pisa, 17 marzo 2016 - Nessuno meglio di lui conosce i creativi e i processi dell’estro umano. È un cacciatore di talenti. Paolo Dario, laureato in Ingegneria meccanica all’Università di Pisa, è il direttore dell’Istituto di BioRobotica della Scuola Superiore Sant’Anna.
Professore, come sono i nuovi Archimede?
«È ancora diffusa l’immagine degli ingegneri del secolo scorso: sono considerati tutt’oggi organizzatori di produzione dell’industria 1.0».
E invece?
«In questo, si sono trasformati sempre di più in persone fortemente creative. Con una competenza tecnica molto solida, certo. Ma concepire un progetto di ricerca è quasi come scrivere o dipingere un’opera d’arte. In tempi non sospetti parlavo di ingegnere rinascimentale che parte proprio dal modello leonardesco».
Le caratteristiche?
«Deve essere attento a molti aspetti, non solo economici, ma anche culturali. Per un progetto sono necessari accettabilità e bellezza. Non a caso nel 1995, quando ci occupammo di robot per l’assistenza ai disabili, collaborammo con la Domus Academy di Milano».
Come si individuano persone così?
«I candidati devono essere una bella miscela di tante qualità: si scelgono ricercatori talentuosi e che condividono un certo approccio, curiosi, coraggiosi e predisposti a ragionare e andare fuori dal coro. Alla base, ovviamente, si deve avere una forte competenza scientifica. Ci occupiamo di progetti al top».
Il passo successivo?
«Si crea così quella che chiamo una bottega rinascimentale con maestri e tanti giovani in formazione. Stimoliamo i ragazzi a osare e poi a realizzare».
Nella pratica come si arriva al risultato?
«Gli aspetti più importanti sono scrivere proposte e trovare soldi per renderle concrete. Sperimentare, verificare e tradurre in prodotti industraili con un duplice vantaggio: realizzare prototipi utili per l’utente e posti di lavoro».
Ma l’idea, la scintilla, quando arriva?
«In ogni momento, direi».
Lei, invece, quando crea?
«Sempre. Non c’è un’ora particolare della giornata. Quando viaggio in taxi, in aereo, ma anche mentre aspetto in qualche scalo prima di partire per un congresso. Mi è di ispirazione fare un bel giro in moto, che mi rilassa, la visione di qualche bel panorama. Insomma, di certo non mi metto a pensare seduto al tavolino».