"Costo iniziale previsto di 450 milioni di euro per la prima fase, ma oggi si parla già di oltre 650 milioni, con appena il 7% dei lavori completati". È la denuncia lanciata dai gruppi della sinistra radicale di Pisa e Livorno, "Una città in comune" e "Buongiorno Livorno", che in una nota congiunta criticano duramente il progetto Darsena Europa. Sotto accusa, oltre al lievitare dei costi, l’impatto ambientale negativo e l’assenza di benefici concreti per le comunità locali.
"Come riportato dal sito specializzato Shipping Italy – si legge nella nota – le previsioni del 2021 stimavano 450 milioni di euro per la prima fase e 395 per la seconda. Oggi, con i lavori della prima fase completati solo al 7%, siamo già oltre i 640 milioni di costo preventivato. Una cifra enorme, che graverà sulle casse pubbliche e, di riflesso, sulla collettività, senza offrire garanzie di benefici reali per i territori di Livorno e Pisa". I gruppi sottolineano anche l’interessamento di Gianluigi Aponte, patron di Msc Crociere. "Ancora una volta – attaccano – assistiamo al paradosso di risorse pubbliche utilizzate per alimentare profitti privati". Al momento, però, l’interesse di Aponte sembra limitarsi a una semplice richiesta di informazioni, senza alcun impegno concreto.
Altro tema affrontato dai due gruppi politici è l’impatto ambientale del progetto. "Non è ammissibile continuare a ignorare le pesanti ripercussioni che la realizzazione della Darsena Europa avrebbe sul nostro territorio – si legge nella nota –. L’erosione costiera, già problematica sul litorale pisano, rischia di aggravarsi ulteriormente". Tra i danni ambientali evidenziati, il rischio per l’ecosistema marino delle Secche della Meloria. "Le operazioni di dragaggio dei fondali – scrivono -, mettono in pericolo le praterie di Posidonia oceanica, fondamentali per la biodiversità e la protezione delle coste".
Dubbi vengono sollevati anche sulle ricadute occupazionali e sull’aumento dei traffici marittimi, presentati come obiettivi strategici del progetto. "Uno studio dell’Autorità Portuale di Ravenna mostra che, tra il 1980 e il 2020, il numero di lavoratori portuali in Italia è calato del 28%, nonostante un aumento del traffico marittimo del 21%, a causa di automazione e razionalizzazione delle attività. La leggera ripresa del 2022 non basta a giustificare investimenti così ingenti". I due gruppi politici concludono con un appello per un modello di sviluppo sostenibile: "Lavoro e ambiente non sono in contrapposizione, ma due facce della stessa medaglia. Serve un progetto che tuteli il territorio e garantisca occupazione stabile e di qualità".