CARLO BARONI
Cronaca

Dazi, anche la pelle è a rischio: "Il settore è già in sofferenza"

Matteoli (Conciatori Ponte a Egola): "Crisi grande, serve la garanzia degli ammortizzatori sociali"

Michele Matteoli (Conciatori Ponte a Egola)

Michele Matteoli (Conciatori Ponte a Egola)

di Carlo BaroniPISA

E se sulla crisi piombassero anche i dazi di Trump? Il rischio c’è. Anche se per il momento, come noto, siamo agli annunci. Ma la paura è tanta. "Sarebbero un’altra tegola ed i conti, a quel punto, diventerebbero davvero difficilissimi", dice Michele Matteoli, presidente del Consorzio Conciatori di Ponte a Egola. L’imposizione di dazi addizionali, ventilati dal nuovo presidente Usa, farebbe calare le nostre esportazioni verso gli Usa che sono un mercato strategico di riferimento per tutto il mondo della moda targato Made in Italy. E quindi anche per il distretto pisano delle pelle – oltre 400 aziende, 6mila addetti e un giro d’affari da oltre un miliardo e mezzo l’anno – dove, peraltro, grandi maison hanno rilevato concerie o sono entrate nelle compagini societarie. Grandi firme, come Gucci, Chanel e altre.

"In caso di dazi ci sarà da capire su quali segmenti potrebbero abbattersi – spiega Matteoli –, se sulla pelle o sul prodotto finito. In quest’ultimo caso le concerie verrebbero colpite di riflesso, ma in maniera importante: immaginiamo che i dazi piombino su pelletteria e calzature, sarebbe un dramma. Questo si rifletterebbe anche sul nostro lavoro in momento, per ulteriori criticità, che è davvero dei peggiori". Il quadro della filiera della moda e del mondo conciario resta preoccupante. "Siamo entrati nel 2025 portandoci dietro tutti i problemi con cui abbiamo chiuso un anno difficilissimo – aggiunge Matteoli –. Se qualche piccolo movimento si è manifestato ad inizio anno, si è anche già spento. E c’è bisogno di sostegni a tutti i livelli, il settore è in forte difficoltà: ci sentiamo soli davanti ad una crisi importante e sulla quale, ad oggi, non vediamo soluzioni almeno per questa stagione". Le aziende hanno bisogno di un più facile accesso alla liquidità, serve la garanzia degli ammortizzatori sociali con l’azzeramento dei contatori, c’è bisogno di supporto ai distretti. Qualcosa è stato fatto. Ma serve di più. "Nel comparto la fase è complicatissima – ammette Matteoli –. In questo momento, la crisi in atto preoccupa più di Trump. Tutti consapevoli che il mercato americano è strategico e che, comunque, anche i dazi sarebbero un problema in più".

Non è la prima volta che anche la pelle trema per Trump. Successe nel 2018 nella guerra dei dazi fra Usa e Ue. Ora, però, manca il lavoro. "C’è incertezza, il lavoro non arriva, anche le firme sono in stallo perché faticano a vendere – prosegue il presidente dei conciatori –. E quindi hanno ridotto in maniera sensibile gli approvvigionamenti. Le grandi domande che ci poniamo sono: siamo dentro una crisi? O questo è il lavoro ed a questo ci dobbiamo adattare?". Tutto questo a pochi giorni da un appuntamento cruciale: Dopo le tappe a New York e Londra, Lineapelle sarà a Milano dal 25 al 27 febbraio con oltre 1100 espositori e proponendo la consueta, ricchissima, agenda di eventi. Fra questi anche un progetto espositivo che punta a valorizzare la carica innovativa di concerie e produttori di materiali nell’ambito dell’arredamento di interni. Negli stessi giorni Milano sarà importante anche per gli altri segmenti: le calzature alla prova del Micam e la pelletteria in mostra al Mipel.