"Detassare le entrate delle biglietterie per destinarle a salvare i nostri tesori"

L’appello lanciato al governo dal presidente Opa e Associazione italiana fabbricerie, Andrea Maestrelli

"Detassare le entrate delle biglietterie  per destinarle a salvare i nostri tesori"

Un momento dell’evento «Il valore della bellezza. Dialoghi delle fabbricerie con il Paese» svoltosi o ieri a Venezia: apprezzato l’intervento di Andrea Maestrelli, in veste di presidente dell’associazione italiana fabbricerie

di Gabriele Masiero

PISA

"La legge di bilancio potrebbe essere un’occasione imperdibile per riscrivere la norma che riguarda il codice del terzo settore affinché assicuri la detassazione delle entrate finanziarie delle biglietterie affinché essi possano essere interamente reinvestiti nella conservazione dei beni monumentali conservati". È l’appello lanciato al Governo dal presidente dell’associazione italiana fabbricerie (Afi), Andrea Maestrelli, presidente dell’Opera primaziale pisana. "In questo modo - ha detto intervenendo al convegno "Il valore della bellezza. Dialoghi delle fabbricerie con il Paese" svoltosi o ieri a Venezia - si assicurerà un futuro certo ai monumenti che le fabbricerie hanno in custodia da secoli. La piena autonomia gestionale che abbiamo già oggi, sotto la legittima vigilanza della Chiesa e dello Stato attraverso il ministero dell’interno, assicura la possibilità di programmare il nostro lavoro con efficacia. Il modello funziona e va salvaguardato".

Sono 16 le fabbricerie riunite in Afi: la cattedrale di Chiusi, Santa Croce, Santa Maria del Fiore e Opera medicea laurenziana a Firenze, Santa Maria Assunta di Carignano a Genova, Veneranda Fabbrica del Duomo a Milano, Opera del Duomo di Orvieto, Fabbriceria della Basilica Cattedrale di Parma, duomo di Pavia, cattedrale di Pienza, Opera primaziale a Pisa, Opera del duomo a Prato, Opera della Metropolitana di Siena, la fabbriceria della cattedrale di Todi, la Procuratoria di San Marco a Venezia, Opere Ecclesiastiche Riunite di Montepulciano e il duomo di Monreale. Ma solo alcune godono di grandi flussi turistici (Pisa, Firenze, Venezia e Milano) che consentono, ha spiegato Maestrelli, "importanti ricavi dalle biglietterie dei monumenti conservati che sono integralmente reinvestiti nel lavoro di conservazione e restauro, per questo necessitano di maggiori attenzioni le fabbricerie più piccole con spirito di solidarietà affinché nessuno resti indietro".

Da qui un’idea tutta pisana per mettere a fattor comune il know how della Primaziale. "Stiamo sperimentando - ha concluso Maestrelli - un progetto che se funziona metteremo a disposizione di tutti trasferendo le nostre competenze: corsi professionalizzanti per giovani restauratori e conservatori del beni culturali. Una sorta di ‘andare a bottega, a imparare il mestiere’. Perché ciò che manca per fare conservazione, e soprattutto conservazione programmata, non sono i fondi ma i restauratori. Noi vogliamo in questo modo creare nuove professionalità: oggi le migliori in questo settore arrivano dall’Opificio delle pietre dure di Firenze o dall’istituto superiore di conservazione e restauro di Roma. L’obiettivo di questi corsi è quindi quello d aumentare ulteriormente le opportunità di formazione di maestranze qualificate da impiegare nelle fabbricerie".