di Mario Ferrari
PISA
La 13enne che è stata soccorsa la notte di Ferragosto è l’ennesimo caso di cronaca che racconta la facilità con la quale i ragazzi e le ragazze hanno accesso, fin da giovanissimi, ad alcol, droghe e altre sostanze. E purtroppo le dipendenze che possono coinvolgere i giovani "aumentano ciclicamente", a quanto dice il dottor Francesco Lamanna, responsabile del SerD di Pisa, che da anni è impegnato per combattere questi fenomeni nocivi. Per offrire ascolto e aiuto, il SerD da 11 anni ha aperto "ZonAdolescenti, lo spazio d’ascolto, di supporto psicologico e di cura dedicato agli adolescenti e alle loro famiglie, sul tema dell’uso e dell’abuso di sostanze psicoattive".
Com’è la situazione?
"Complicata. Nei nostri centri abbiamo fisicamente aiutato circa un centinaio di minori per le dipendenze più varie. In questo momento ne abbiamo circa una decina ma mi si stringe il cuore a dire che sono aumentati gli accessi volontari ai nostri servizi e dobbiamo fare il possibile per aiutarli al netto delle difficoltà". Quali sono gli ostacoli più grandi che dovete fronteggiare?
"In primis riuscire a convincere i genitori a portare da noi i loro figli. Poi, oggi soprattutto, le difficoltà principali sono di carattere medico: negli ultimi anni sono nate nuove droghe e dipendenze per le quali mancano i farmaci".
Che tipo di dipendenze?
"Si possono definire caratteriali e digitali e riguardano la sfera dei giochi online, soprattutto quelli di ruolo. Si parla di dipendenze subdole perché, partendo da giochi innocui, adattano i ragazzi alla navigazione web di tutti i tipi e diventano il primo accesso per alcuni dei pericoli dell’internet come il gioco d’azzardo online o peggio".
Parla del deep web?
"Esattamente. L’uso dei motori di ricerca sommersi ci risulta che sia il canale di ingresso più utilizzato dalle nuove generazioni per rifornirsi di sostanze stupefacenti innovative. E purtroppo, vista la facilità di accesso a un computer, spesso sono proprio i giovanissimi a usufruirne. Questo ci è anche confermato dal fatto che l’età di chi si rivolge a noi sta diminuendo".
Un problema serio. Quali sono altre cause?
"Sicuramente la mancanza di socialità, poi secondo me c’è anche uno scarso interesse per coltivare le passioni. Il problema delle dipendenze giovanili esiste in tutte le generazioni, se oggi si avverte maggiormente è perché gli stimoli che frenano sono più deboli. Un altro fattore può essere inoltre la scarsa presenza della famiglia: se i genitori sono assenti tutto il giorno avranno più difficoltà a stimolare i figli oppure a leggere i campanelli d’allarme".
Che genere di campanelli?
"Due su tutti: un rendimento sia scolastico sia sportivo che improvvisamente cala. Sono i segnali più frequenti che ci capitano e l’indice che qualcosa non sta andando bene".
La prevenzione può essere la soluzione?
"Sì, ma deve essere fatta bene. Il cervello degli adolescenti è molto plastico e può essere stimolato in modo positivo o negativo. Se la prevenzione è ‘terroristica’, l’effetto che si ottiene è spesso l’opposto. Invece, se viene realizzata in modo attrattivo, risulta stimolante e i messaggi che si vogliono mandare arrivano. La buona prevenzione protegge i nostri ragazzi".