
La protesta di fronte al Comune
"La creazione di studentati privati anche a Pisa, sulla scia di quanto già avviene da tempo a Firenze, rischia di trasformare il diritto allo studio in un servizio a pagamento, subordinato alla logica del profitto". A lanciare l’allarme è Jacopo Matrone, consigliere di amministrazione del Dsu Toscana.
Anche nella città della Torre, infatti, si profilano nuove strutture private per studenti. Tra i progetti attualmente in discussione, nel mirino degli studenti ci sono l’ex caserma Artale – che avrà una capienza stimata di circa 200 posti letto e che rappresenta una delle operazioni più significative per la sua posizione strategica nel centro storico – e l’area dell’ex stabilimento Saint-Gobain. "Oggi il rapporto di copertura tra borsisti e posti letto è al 50%, mentre l’obiettivo dell’azienda è arrivare almeno al 70% – spiega Matrone –. In questo modo l’accesso al diritto allo studio non sarebbe più garantito dall’ente pubblico, ma subordinato alla possibilità di pagare. Una trasformazione che sposta l’equilibrio verso un modello di erogazione del servizio in cui il privato, orientato per definizione al profitto, finisce per erodere lo spazio dell’intervento pubblico".
Secondo Andru Budacu Ferrari, rappresentante Sinistra Per, in senato accademico dell’Università di Pisa "si sta passando da un’idea di campus diffuso – quella ipotizzata dall’ex rettore Luciano Modica – a una frammentazione spinta dal mercato, che crea disuguaglianze e danneggia anche l’offerta pubblica". L’espansione degli studentati privati, per gli studenti, potrebbe dunque vanificare questa visione, penalizzando l’aspetto sociale e il ruolo dell’università pubblica nell’inclusione e nel sostegno ai più fragili. "Tanto più – continua Ferrari – che negli ultimi anni l’ateneo ha registrato un costante aumento delle immatricolazioni senza che vi sia stato un corrispondente incremento dei posti letto pubblici. L’offerta privata rischia di drogare il mercato locale".
Sempre secondo Matrone, "rischiamo di lasciare campo libero a soggetti che propongono stanze a 700 euro al mese con servizi come palestra e piscina, fuori dalla portata di molti, mentre alcune strutture pubbliche – come l’ex dipartimento di Chimica, la Paradisa o la Mattonaia – versano in condizioni fatiscenti e senza progetti concreti di recupero". Lo scenario preoccupa anche per le implicazioni a lungo termine. "Se il Dsu perde il ruolo di interlocutore unico – conclude lo studente –, e si moltiplicano gli attori privati con grandi disponibilità economiche, il rischio è quello di un peggioramento complessivo del diritto allo studio e una frammentazione del panorama universitario pisano".