
Disastro del Monte Pisano. Pena ridotta a Franceschi
di Antonia Casini
PISA
Prima delle 12 è stato letto il dispositivo: la pena è stata ridotta a 10 anni (in primo grado l’imputato era stato condannato a 12, presidente Beatrice Dani, a latere Grieco e Iadaresta). Il reato di disastro ambientale è stato ‘assorbito’ in quello di incendio boschivo. Ieri è arrivata la sentenza in appello a Firenze per Giacomo Franceschi, ex volontario dell’Aib di Calci e unico imputato per il maxi rogo che devastò il Monte Pisano nel 2018. L’incendio del 24 settembre di sei anni fa distrusse quasi 1400 ettari di vegetazione. Undici le case colpite (cinque distrutte) in quell’evento, 700 le persone evacuate tra Montemagno e Noce. Numerose le parti civili in primo grado, non tutte si sono costituite in appello: l’associazione Gva (10mila euro la provvisionale), di cui Franceschi faceva parte; i Comuni danneggiati, quelli di Calci e Buti (quest’ultimo ha rinunciato alla richiesta in favore degli altri) attraverso la penalista Laura Antonelli; il Comune di Vicopisano (100mila euro) assistito da Silvia Fulceri e la onlus ambientalista "Lega per l’abolizione della caccia" (5mila) rappresentata dal legale Valentina Angelini.
Anche in Tribunale a Firenze, Franceschi, che non ha più misure, è ora libero, è stato tutelato dal penalista pisano Mario De Giorgio che commenta: "Occorrerà leggere le motivazioni della sentenza (i giudici si sono presi 90 giorni, ndr), ma in ogni caso vi è grande delusione per l’esito del giudizio, essendo assolutamente convinto che Giacomo Franceschi non sia il responsabile dell’incendio del settembre 2018. Continuerò con determinazione a sostenere la sua innocenza anche dinanzi alla Corte di Cassazione".
"Quella sera non ero sul Serra, ma a casa", si era difeso Franceschi in aula davanti ai giudici pisani, aggiungendo "sono salito sul monte solo dopo l’incendio". Il legale aveva chiesto per lui una sentenza di assoluzione, per mancanza della certezza della responsabilità. Per l’accusa, le prove della responsabilità erano emerse nelle ‘sue contraddizioni’, nel percorso di Google Maps che i militari hanno trovato sul suo cellulare, e poi le intercettazioni e le telecamere che lo avrebbero ripreso in discesa dal monte in orario compatibile per accendere la miccia. Il ri-eletto sindaco di Calci da pochissimi giorni, Massimiliano Ghimenti, riflette: "Il mio pensiero è lo stesso dall’inizio, chiunque sia ritenuto responsabile - e per questo attendiamo il terzo grado - deve ricevere una pena severa, anche sul piano risarcitorio, perché sia un deterrente". Proprio sul recupero danni, aggiunge: "Qualunque azione portata avanti prima della condanna definitiva sarebbe prematura". Sul gesto dell’amministrazione butese, che ha rinunciato al risarcimento, ribadisce: "Non possiamo che essere grati".