"Ci chiediamo perché si assista ad uno strano gioco delle parti sulla discarica della Grillaia. I dirigenti dell’Arpat di Pisa assumono un ruolo politico e ci dicono che il progetto garantisce fattibilità economica". L’attacco frontale arriva da Legambiente Valdera sull’affaire discarica della Grillaia (nella foto, una protesta contro la riapertura). E sono tanti gli interrogativi che l’associazione ambientalista mette in fila: "Apprezziamo molto il lavoro dei tecnici che lavorano all’Arpat: fanno sopralluoghi, stilano relazioni, si preoccupano delle matrici ambientali compromesse. Però i dirigenti devono spiegarci, usando tutta la scienza e tecnica possibile, per quale motivo nel 2009 Arpat prescrisse alla Provincia di Pisa di far rispettare le prescrizioni alla Nuova Servizi ambiente, in quanto tutta la rete del biogas non era norma, mancavano i monitoraggi mensili del percolato, mentre le analisi del trizio, eseguite anni prima, presentavano livelli elevati su tutti i sei i pozzi di monitoraggio. Inoltre – prosegue Legambiente - sulla depressione al centro della discarica, già notata da Arpat nel 2000, non erano state prese misure mitigative e le acque meteoriche stagnanti avevano aumentato il fenomeno della percolazione. Nel 2015, sei anni esatti dopo e dopo otto sopralluoghi e varie relazioni tecniche, Arpat sosteneva ancora che la discarica aveva subito sensibili cedimenti strutturali, dovuti sia ai normali fenomeni di degradazione della sostanza organica contenuta nei rifiuti conferiti, sia alle modalità di abbancamento che, in special modo negli ultimi due anni di attività, non avevano permesso una adeguata compattazione. Dunque - conclude Legambiente -ci chiediamo perché Arpat abbia dato parere positivo a caricare su quelle strutture fatiscenti 270.000 tonnellate di amianto".
Cronaca"Discarica, perché Arpat ha dato parere positivo?"