Donne e lavoro: "È un mondo senza villaggio"

La regista Giulia Solano: "Non c’è più l’aiuto dato dalla comunità. Vietato essere tristi".

Donne e lavoro: "È un mondo senza villaggio"

Giulia Solano, 39 anni, originaria di Roma, pisana d’adozione, regista e formatrice teatrale, con i suoi due figli

"Siamo in un mondo privo di quello che un tempo si chiamava il villaggio, una comunità che si prendeva cura della mamma e del bambino appena nato, cresciuti in una rete sociale insieme ai genitori". Parola di Giulia Solano, 39 anni, romana di nascita e pisana d’adozione, regista e formatrice teatrale, mamma di due figli piccoli (5 anni e 1 anno) che ci racconta le moderne sfide delle neomamme.

Solano, cosa intende per villaggio?

"Manca una rete sociale. Le mamme si aiutano tra di loro, ma da sole non ce la fanno. Devono conciliare la vita lavorativa e sociale, oltre a quella familiare. Inoltre, devono far fronte a un pregiudizio diffuso, secondo cui devono essere sempre felici in quanto madri. Eppure, ognuna si porta dietro tanta fatica, tanta solitudine, e anche una grande stanchezza fisica".

Non c’è il diritto alla tristezza?

"Nell’immaginario collettivo, una madre non può essere stanca o triste, perché ad esempio prima lavorava o usciva la sera e ora non può più farlo. Questo non vuol dire che non ama i propri figli. È normale provare emozioni negative".

Quindi, cosa servirebbe?

"Innanzitutto, una responsabilità più condivisa con il partner. Nella concezione sociale attuale, però, è la mamma che rinuncia al lavoro e alla socialità. Poi, servirebbe un aiuto pratico oltre a quello psicologico".

Ovvero?

"Il consultorio di Pisa fornisce un aiuto. Tuttavia, manca un supporto pratico, qualcuno che aiuti nelle faccende di casa. In passato, quando nasceva un bambino, c’era sempre qualcuno in casa, spesso i nonni. Oggi, però, nella maggior parte dei casi, i nonni sono troppo anziani o malati, vivono lontano oppure sono ancora al lavoro. Inoltre, come Paese siamo indietro sul congedo di paternità".

In Italia è di 10 giorni per il padre, dovrebbe essere ampliato?

"Sì, fino a nove mesi già sarebbe utile. I bonus invece aiutano, ma non sono sufficienti. Personalmente, li uso per pagare metà dei pannolini che mi servono. Sarebbe importante anche un servizio che favorisca la socialità quotidiana delle neomamme. Esiste la figura della doula, una tutor della maternità, che fornisce affetto, supporto emotivo e psicologico, e si occupa delle faccende domestiche, ma il costo è elevato".

Cosa consiglierebbe a chi sta per diventare mamma?

"Di non censurare nessuna delle emozioni che si provano e di chiedere aiuto se necessario". Enrico Mattia Del Punta