
Michele Bellandi con il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella
di Mario Ferrari
"Una passione, quella della psichiatria, in cui aveva sempre creduto e dato tutta sé stessa, con un’attenzione particolare ai meno fortunati. Non ha mai agito per interesse personale, ma solo ed esclusivamente con l’obiettivo di fare stare bene i suoi pazienti". Con questa motivazione il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha conferito alla memoria di Barbara Capovani la medaglia d’oro al merito della sanità pubblica. Capovani è stata la direttrice del Servizio Psichiatrico di Diagnosi e Cura (Spdc) dell’ospedale Santa Chiara di Pisa fino al 21 aprile 2023, quando venne pestata a morte all’uscita dal suo reparto da Gianluca Paul Seung, 37enne di Torre del Lago che nel 2019 fu ricoverato proprio in psichiatria, ora condannato all’ergastolo. La sua uccisione ha sconvolto tutta l’Italia e ha acceso un faro sulla situazione di molti professionisti in corsia, portando al centro del dibattito nazionale il tema delle aggressioni agli operatori sanitari e delle morti sul lavoro. Il riconoscimento, assegnato dal capo dello Stato insieme al ministro della Salute Orazio Schillaci, è una delle più alte onorificenze del nostro Paese e rappresenta "un’attestazione al merito della sanità pubblica" che viene conferita dal Quirinale fin dal 1793. A ritirare la medaglia, Michele Bellandi, compagno della dottoressa uccisa che, con occhi lucidi e poche stringenti parole, ha sottolineato a La Nazione come sia stata "una giornata emozionante, bella e molto sentita. Questa onorificenza ci spingerà ancora di più a continuare l’opera di Barbara".
Tra le prime reazioni, quella del governatore della Toscana, Eugenio Giani: "Un riconoscimento che commuove e onora il valore di una donna, di una professionista che ha dedicato la sua vita agli altri, con passione, umanità, coraggio. La sua memoria è un faro, e il suo sacrificio non sarà dimenticato". Anche la direzione dell’Asl Toscana nord ovest ha espresso gratitudine per "un riconoscimento non solo alla sua figura professionale e umana, ma anche al valore e al coraggio di tutti gli operatori impegnati nella sanità e in particolare nella salute mentale".
Eppure, a due anni dall’omicidio della dottoressa, gli umori all’interno dell’Spdc sono tutt’altro che rassicuranti. "Nessun tipo di premio può sanare quanto è successo – rimarca Giorgio Corretti, direttore della psichiatria pisana e successore di Capovani – ma quando giornalmente leggiamo di aggressioni a operatori sanitari, il riconoscimento a Barbara ha un senso veramente importante. Da solo non basterà: noi medici vogliamo lavorare in tranquillità, non sotto una campana di vetro ma in reparti sicuri".
Per farlo, secondo Corretti, bisogna investire "in una cultura di rispetto verso i medici. Partiamo dalle scuole e spieghiamo ai cittadini di domani il nostro ruolo e l’aiuto che diamo alle persone; altrimenti non riusciremo mai a lavorare in sicurezza". A lui ha fatto eco la dottoressa Simona Elmi, collega e amica di Barbara che per prima è accorsa sul luogo dell’aggressione: "La medaglia d’oro è un atto giusto e doveroso - ha commentato tradendo la forte emozione - per una donna e madre che non è tornata a casa dai suoi figli. Purtroppo oggi non si può più fare il mestiere del medico a causa dei continui attacchi e vessazioni: quando ci va bene riceviamo offese verbali, quando ci va male è ben peggio. Lo dimostra il reparto di psichiatria - continua Elmi commossa - dove sono ovunque i segni di pedate e altri atti di violenza a opera di pazienti e parenti. Viviamo ormai in un circuito malato e i dati parlano da soli. Tornassi indietro non farei più questo lavoro".