
Il 2-3% dei giovani ha comportamenti violenti (. foto Ansa
di Mario Ferrari
Che le giovani generazioni vivano sempre più a contatto con difficoltà e violenza non lo ha certo fatto scoprire "Adolescence". Eppure, la miniserie televisiva targata Netflix sui disagi giovanili ha il merito di porre all’attenzione della massa le sfaccettature di quei disagi, mostrando come tra i divertimenti e le gioie dell’età adolescenziale ci siano, rovesciando la medaglia, anche ansie, paure e aggressività. Tematiche che la nostra città ha avuto modo di conoscere bene, con un 2024 caratterizzato da una mezza dozzina di aggressioni tra giovanissimi: per questo ieri mattina alla Stazione Leopolda, alla presenza di un centinaio di studenti, docenti e personale scolastico è stata ospitata una tavola rotonda sul tema. Tra i relatori, lo psicologo clinico e dirigente di Stella Maris Pietro Muratori ha evidenziato come "Purtroppo i casi di violenza tra i ragazzi sono in aumento. I gravi disturbi del comportamento diagnosticati - dice - che si associano a comportamenti violenti caratterizzano il 2-3% della popolazione giovane, ma la percentuale è molto sottostimata visto che ce ne sono tantissimi senza diagnosi".
Professore, qual è la fotografia di Pisa?
"Consideri che, soltanto dove lavoro io al servizio ‘Al di là delle nuvole’ della Stella Maris, seguiamo circa 300 bambini e adolescenti con problematiche di comportamento gravi da tutta l’Area Vasta".
Ha detto "bambini e adolescenti", quali sono le età a cui si manifestano i primi sintomi?
"I comportamenti più distruttivi si manifestano tra i 7-8 anni ma le avvisaglie sono identificabili in età prescolare".
Quali sono?
"La difficoltà in tutti gli ambienti a regolare volontariamente il comportamento e le emozioni, l’opporsi alle regole e l’aggressività verso gli altri".
Sintomatologie simili anche per gli adolescenti?
"In quella fase si aggiunge anche una componente non da poco che è il comportamento aggressivo, volto a far male all’altro, predominare sull’altro e voler sempre ottenere quel che si desidera".
C’è un modo di affrontare questo problema?
"La scuola è un ottimo luogo per insegnare come regolare emozioni e comportamento, perché i giovani ci passano moltissimo tempo. Non serve aggiungere strutture o interventi, servirebbe qualche minuto della giornata da dedicare alla regolazione dell’emozione e attenzione all’altro".
Però oltre alle aule ci sono le mura domestiche.
"In quel caso è bene dire che i bambini con queste caratteristiche mettono a dura prova i genitori che spesso aggiungono i sensi di colpa o inadeguatezza per non riuscire a gestire il problema. Gli adulti però devono capire che possono rivolgersi a specialisti nella gestione dei figli, anziché arrendersi".
Altrimenti?
"Senza aiuti questi comportamenti diventano fonti di stress nella famiglia: laddove il piacere lascia posto allo stress e alla sofferenza si sviluppano comportamenti aggressivi verso gli altri e una maggiore difficoltà ad adattarsi nei vari contesti di vita. Per questo serve un intervento precoce".
Oltre agli interventi, cosa si può fare nella vita di tutti i giorni?
"Ecco, questa secondo me è la domanda giusta da porsi. Noi adulti, genitori, docenti, allenatori dobbiamo impegnarci per essere una testimonianza di persone e individui che coltivano nella loro vita la calma, la regolazione delle emozioni, l’empatia e l’attenzione all’altro".