di Renzo Castelli
PISA
Soltanto il ristretto manipolo degli ultranovantenni ancora in vita può avere negli occhi l’immagine drammatica dei moncone del ponte della Vittoria ingloriosamente crollato a dodici ore dalla sua inaugurazione, cioè alle 21,15 del 22 dicembre 1934. Oggi che si torna a parlare di ricostruire ex novo questo ponte, che ebbe dopo quel clamoroso crollo altre due vite, può essere istruttivo ricostruirne le tormentate vicende. La sua costruzione del 1934 rientrava nella grande mole di lavori pubblici (le cosiddette "Opere del regime") che il governo di Mussolini aveva prodotto in Italia negli anni del suo potere.
Il nuovo ponte avrebbe consentito di dare maggiore respiro al circuito est dei lungarni. L’area a verde dello Scotto, rimessa a nuovo e destinata all’uso pubblico, era stata acquistata dalla Cassa di Risparmio di Pisa e quindi data in dono al municipio. Nei grandi lavori di restyling del giardino era stata anche ridisegnata la sponda che, dal parco, degradava direttamente in Arno inserendovi orta il nuovo tratto di lungarno e creando così una viabilità che collegasse il Politeama al ponte della Vittoria e quindi al ponte della Fortezza e al lungarno Galilei. Steso il progetto nel febbraio del 1933, l’inaugurazione del nuovo ponte fu programmata per le 10 del mattino di martedì 23 dicembre, antivigilia di Natale. Erano già convenute in città le massime autorità romane come il Ministro delle Opere Pubbliche, Arnaldo di Crollalanza, accolto dal Podestà, professor Giovanni d’Achiardi mentre per giorni erano state fatte le prove dei reparti in armi: quindi, bene inquadrati, figli della lupa, balilla, avanguardisti, piccole italiane e tutto quanto il regime poteva mettere in campo per accrescere la coreografia dell’inaugurazione. Ma la sera che precedeva il grande evento, alle 21,15, un’arcata del ponte franò nel fiume. Il clamore fu enorme, la cerimonia ovviamente sospesa così come l’inaugurazione del nuovo Giardino Scotto.
Il primo giorno si disse che i troppi marmi messi per abbellire la struttura l’avessero infine collassata ma già al quarto giorno il clamoroso episodio era scomparso dalle cronache cittadine. Sebbene imbarazzato, il regime non fece però passi indietro e cinque anni dopo, il 3 dicembre del 1939, il nuovo ministro Adelchi Serena, accolto ancora dal sempre più canuto Podestà d’Achiardi, poté inaugurare il secondo ponte della Vittoria, il Giardino Scotto e il nuovo tratto di lungarno che era stato bonificato. Il resto è cosa nota quasi a tutti. Nei cosiddetti “bombardamenti dei ponti” che si protrassero dal 17 maggio al 15 luglio del 1944 anche quello della Vittoria fu più volte centrato. La sua ricostruzione avvenne in tempi brevi, come per gli altri ponti storici della città distrutti dalle bombe. L’8 giugno del 1950, con una cerimonia che lo accomunò al ricostruito Ponte di Mezzo, anche il ponte della Vittoria venne nuovamente inaugurato. Il nastro fu tagliato dal Ministro Salvatore Audisio, presente Italo Bargagna, il sindaco della ricostruzione.