Firenze, 15 giugno 2020 - "Un passo avanti verso la verità". Così la famiglia di Emanuele Scieri, il militare ucciso in caserma nel 1999, commentano gli ultimi sviluppi dell'inchiesta, con la notifica di conclusione indagini a cinque persone compresi due allora ufficiali della Folgore. "Le novitaà confermano la convinzione e la ricostruzione, portate avanti da 21 anni dalla famiglia e dagli amici, che quanto accaduto non poteva essere limitato ai soli diretti responsabili della morte di Emanuele".
A dirlo all'Agi è Alessandra Furnari, avvocato di Isabella Guarino, madre del para' di 26 anni per la cui morte, avvenuta nella caserma Gamerra di Pisa il 13 agosto 1999, sono indagati per omicidio volontario in concorso dalla procura di Pisa e dalla procura militare di Roma tre suoi ex commilitoni.
I pm pisani, che oggi hanno chiuso le indagini, hanno iscritto nel registro degli indagati per favoreggiamento, oltre al generale Celentano, anche un ex aiutante maggiore nella caserma della Folgore, e contestato ai tre ex caporali l'omicidio volontario in concorso per futili e abietti motivi.
Alessandra Furnari, che con Ivan Albo fa parte del collegio difensivo della famiglia Scieri, spiega: "Dobbiamo vedere nello specifico quale sia la ricostruzione dei fatti nelle carte della procura, ma quello di oggi è sicuramente un passo avanti per la verità. Indipendentemente dal fatto se Emanuele sia morto o meno sul colpo, sappiamo da 20 anni che in una delle caserme più importanti d'Italia un corpo, vivo o morto, può restare tre giorni senza che nessuno se ne accorga. Sia che avesse bisogno di aiuto, sia che fosse un cadavere, comunque non se ne è accorto nessuno".
Chi, il 16 agosto, a tre giorni dalla sua scomparsa nel corso delle ricerche per mancato rientro, trovò il cadavere di Scieri ai piedi di una torre per l'asciugatura dei paracadute dentro la caserma Gamerra di Pisa, disse di averlo trovato per via di un forte odore.
"Il fatto che ci siano coinvolgimenti di alte sfere, così come emerge dalle ipotesi della procura, è un elemento importante a supporto di una ricostruzione nella quale abbiamo sempre creduto - prosegue il legale - il fatto stesso che una commissione parlamentare e le due procure, quella di Pisa e quella militare, abbiamo continuato a indagare, significa che le ricostruzioni non avevano convinto. La famiglia e gli amici sono sempre stati convinti che ci fossero responsabilità ulteriori oltre a quelle dirette dei responsabili che hanno portato alla morte di Emanuele. Ora queste ipotesi hanno un sostegno in più che naturalmente i giudici dovranno accertare".
"Il coinvolgimento di altri dopo atti di nonnismo non ci stupisce", conclude. Attende di valutare le carte Marco Meoli, avvocato di Alessandro Panella, uno degli ex commilitoni di Scieri indagati dalla procura di Pisa e per il quale, insieme ad Antico e Zabara, la procura militare di Roma ha gia' chiesto il rinvio a giudizio. Andrea Di Giuliomaria, legale di Zabara, all'Agi dice: "Faremo immediatamente copia degli atti e li studieremo nei prossimi giorni. Ad oggi prendiamo solo atto che esistono due processi che ricostruiscono la morte di Emanuele Scieri in modo diverso; questo è gia' un elemento che denuncia una contraddittorietà".