
Secondo Fondazione Gimbe, mancano all’appello circa 5.575 medici generici
di Mario Ferrari
PISA
"Fare il medico di famiglia non ha più appeal perché si viene pagati poco per lavorare tanto, oltre a essere minacciati di diventare dipendenti delle aziende. Dobbiamo invertire la rotta perché i numeri sono allarmanti". Mala tempora currunt per i medici di base alla luce dell’ultimo rapporto della Fondazione Gimbe, dove emerge che in tutta Italia mancano all’appello circa 5.575 medici generali. Una situazione che si percepisce anche in Toscana, dove c’è una carenza di almeno 345 camici bianchi e che, come spiega il segretario pisano della Federazione Italiana Medici di Famiglia Luca Puccetti "è destinata a peggiorare".
Come mai?
"Le do un dato chiarissimo della gravità del problema: su 200 posti ai corsi formativi regionali si sono presentate 90 persone, meno del 50%. Considerando che i posti si calcolano sulla previsione di necessità di medici per la Toscana, capisce bene che questi numeri non permetteranno una gestione adeguata del problema a lungo termine". Il nostro territorio ha rischi impellenti?
"Fortunatamente Pisa è una città universitaria e ricca di medici e le problematiche si avvertono meno. Però le frazioni saranno sempre più in difficoltà e il problema della desertificazione dei medici di base prima o poi arriverà anche qui".
Quali sono i motivi di questa carenza di professionisti?
"Purtroppo il nostro lavoro non ha più appeal perché l’impegno è tanto e si viene pagati poco. Il problema è che senza i medici di famiglia si perderà una risorsa importantissima: noi siamo l’unica figura indipendente del sistema sanitario. Non abbiamo input aziendali e siamo una garanzia, aiutando soprattutto coloro che hanno meno possibilità, informazione e mobilità".
Si riferisce alla nuova riforma che vuole modificare lo status del medico di base da libero professionista convenzionato a dipendente delle aziende?
"Certo ed è gravissimo. Il medico di medicina generale non più pubblico significa creare la sanità privata in poche settimane. Oggi noi siamo le uniche figure del sistema pubblico che sono scelte dal cittadino e si vuole eliminare questa possibilità per sostituirci con medici che applicano le direttive dell’azienda? Non è accettabile, va a ledere un diritto fondamentale del cittadino: noi siamo e dobbiamo restare una figura indipendente. Aggiungo anche che...".
Prego.
"Siamo vicini geograficamente ma anche umanamente alle persone, che ci chiedono consigli sulla vita di tutti i giorni e alle quali rispondiamo senza timore di conflitti di interesse. Una ricchezza incalcolabile che si vuole perdere con una leggerezza che mi lascia senza parole".