REDAZIONE PISA

‘Enrica mi ha insegnato a vivere con il sorriso’. La lettera dedicata alla giovane prematuramente scomparsa

Enrica Petracchi, originaria di Agliana, è morta domenica 13 aprile, a soli 42 anni, per una grave malattia

Enrica Petracchi aveva 42 anni, era originaria di Agliana e aveva lavorato in Comune e negli uffici di Alia

Enrica Petracchi aveva 42 anni, era originaria di Agliana e aveva lavorato in Comune e negli uffici di Alia

Agliana (Pistoia), 18 aprile 2025 – In redazione è arrivata una lunga e toccante lettera dedicata a Enrica Petracchi, originaria di Agliana, prematuramente scomparsa domenica 13 aprile, a soli 42 anni, per una grave malattia. Enrica era sposata con Fabio Pratesi, che era già padre.

La lettera arriva proprio da uno dei figli di Fabio. Ne riportiamo alcuni brani. «Enrica ha fatto parte della mia vita negli ultimi 6-7 anni. Domenica è stato probabilmente il giorno più complicato di tutta la mia vita, mai mi sarei aspettato di perdere così prematuramente la persona che avevo immaginato poter essere in futuro una nonna per i miei eventuali figli. Il tempo, come la malattia, è stato beffardo e ci ha privato di una persona che più di tanti altri meritava di vivere ancora a lungo. Ricordo con chiarezza il primo giorno in cui l’ho incontrata ed è su questo che vorrei soffermarmi.

Era il dicembre 2018. Ero un ragazzino di 14 anni scorbutico e diffidente, l’ultima cosa che cercavo erano novità e cambiamenti alla già scombussolata vita. Giusto il tempo di conoscerla e di abbassare la guardia che quelle preoccupazioni sono svanite. Lei era sempre sorridente, solare, leggera. Come si fa a non far entrare una persona così nella propria vita. Era tanto forte, energica, curiosa e decisamente un po’ pazzerella alle volte. Ci vuol pur sempre un pizzico di pazzia per sposare un uomo con 4 figli e accettare le responsabilità che ne derivano. Lei lo ha fatto. Per tanti anni ho fatto fatica a spiegare chi fosse Enrica per me.

“È la compagna-moglie di mio babbo“, dicevo, ma rimanevo con l’amaro in bocca, mi sembrava una descrizione marginale per una persona che per me significava tanto di più. Col tempo sono arrivato alla conclusione che per me lei prima di tutto era un’amica. Enrica mi ha insegnato a vestirmi bene, a prendermi cura di me stesso e del mio aspetto, ad apprezzare la compagnia e a vivere col sorriso. Mi ha trovato come un ragazzino impacciato e asociale che giocava giorno e notte ai videogiochi e mi ha plasmato in un ragazzo super socievole, pieno di amici. Lei ha sempre lasciato tanto, ovunque andasse. A me ha lasciato un grande senso di leggerezza che mi porterò per tutta la vita. Mi ha fatto capire quanto fosse importante volersi bene e ascoltare i propri bisogni.

Era diventata un faro, per tanti altri era proprio la luce. Lo vedevo negli occhi di mio babbo, che con lei era tornato a brillare. Negli occhi dei suoi genitori e di suo fratello, che non potevano essere più fieri della loro bambina, negli occhi delle sue amiche. Il suo essere luce si è visto anche durante la malattia. Era lei che nonostante tutto dava forza a noi fratelli, al babbo e ai suoi genitori. La sua positività e il suo spirito erano di una potenza inimmaginabile. Lei era vita con la V maiuscola. Enrica non era, Enrica è. Vive in noi. Una vita senza Enrica non la riesco e non la voglio immaginare. Per sempre con te, il tuo Niccolino».

p.s.