ENRICO MATTIA DEL PUNTA
Cronaca

Erosione costiera. Le correnti si studiano seguendo le tracce dei "ciottoli smart"

Ieri gli esperti del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Ateneo pisano hanno fatto un sopralluogo a Marina di Pisa alla ricerca dei "sassini".

Erosione costiera. Le correnti si studiano seguendo le tracce dei "ciottoli smart"

Erosione costiera. Le correnti si studiano seguendo le tracce dei "ciottoli smart"

"Ciottoli smart" con trasmittenti per salvare la Proménade des Anglais a Nizza, il metodo di studio è il primo del suo genere nel mondo ed è nato a Marina di Pisa già nel 2009, con i celebri e meglio conosciuti "sassini". Uno studio e una ricerca frutto di una collaborazione tra Università di Pisa e Padova, che mira a studiare il fenomeno dell’erosione con un metodo tanto semplice quanto complicato. Ovvero tratta di ciottoli al cui interno è inserita una trasmittente in modo da renderli rintracciabili a distanza di tempo grazie all’utilizzo di un’apposita antenna che consente di mappare gli spostamenti della massa di ghiaia. L’innovativo sistema è stato messo a punto dai professori Duccio Bertoni e Giovanni Sarti del Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Pisa in collaborazione con Alessandro Pozzebon del Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione dell’Università di Padova.

Negli ultimi 15 anni gli "smart pebbles" sono stati sperimentati in diverse località europee. Ieri a Marina di Pisa, un team delle due università ha iniziato la raccolta dei "ciottoli smart" dalla cella 5. "Ne abbiamo piazzati – spiega Pozzebon -, 240, circa 1 anno e 9 mesi fa". L’arduo compito è di ritrovarli per poter osservare specialmente dopo le mareggiate dell’inverno scorso il loro stato di abrasione. A spiegarci meglio il progetto è il professore Duccio Bertoni dell’Università di Pisa.

Professore, come è nato questo progetto?

"È nato tutto a Marina di Pisa, durante il mio dottorato di ricerca, le prime prove sono state fatte nel 2009 e nella cella 7. Una tecnica unica che permette di recuperare i dispositivi nella battigia sott’acqua. Ma anche più a sud, dove non è presente la scogliera sommersa".

Cosa avevate scoperto?

"Che i ciottoli in soli due mesi dove non c’era la scogliera avevano perso l’8% di massa, mentre nella cella 7 protetta dal sistema idraulico la perdita era stata del 2%. Nel 2014, invece li testammo per più di un anno, sui ciottoli che recuperammo registrammo perdita di massa del 64% su quelli non protetti da scogliera. Un risultato sconvolgente".

Più di metà del sasso in un solo anno si è disciolto?

"Esattamente, il materiale dei sassi, scarti di marmo delle cave di Carrara, non creano sabbia ma si disciolgono nel mare. Da un punto di vista tecnico è chiaro che un marmo si presta ad una perdita di massa importante. Stiamo studiando in questo momento invece cosa accade nella cella 5, quindi dove c’è la scogliera a protezione".

Il cambiamento climatico potrebbe stravolgere alcune delle rilevazioni?

"Le condizioni del mare sono cambiate, al livello di conoscenza del regime ondametrico di questa area. C’è più energia che comporta un maggiore sfregamento e quindi maggiore erosione. I dati che raccoglieremo ci daranno risposte più certe, ma non ci aspettiamo un’abrasione altissima".

Quali conclusioni?

"Conosciamo poco il funzionamento di queste spiagge, speriamo che l’esperienza di Nizza, dove sono stati usati i nostri dati per fare delle scelte su quali ciottoli usare e dove posizionare le barriere possa essere applicata dovunque ci siano situazione del genere come anche Marina di Pisa".