STEFANIA TAVELLA
Cronaca

Fake news prima del voto: "Usate per manipolare l’opinione pubblica"

La ricerca di Marco Avvenuti del dipartimento di Ingegneria dell’Informazione "Affrontare le minacce alla democrazia, un’analisi sulle elezioni Usa del 2020".

L’interno di un seggio in una foto d’archivio

L’interno di un seggio in una foto d’archivio

Sostenitori dei repubblicani più faziosi, coordinati e inclini a far circolare fake news. E’ quanto emerso dalla ricerca coordinata dall’Università di Pisa e dall’Istituto di Informatica e Telematica del Cnr pubblicata sulla rivista ’Epj Data Science’ e relativa alle elezioni Usa 2020. Oggetto dell’indagine un dataset di 260 milioni di tweet, dai quali sono emerse tre categorie principali: gruppi moderati, gruppi cospiratori e reti di influenza straniera. "Questi risultati - spiega Marco Avvenuti del dipartimento di Ingegneria dell’Informazione - ,offrono spunti cruciali per affrontare le minacce alla democrazia e alla comunicazione pubblica, contribuendo a garantire l’integrità del dibattito politico online".

Professore, cosa è emerso dall’analisi?

"Il tentativo organizzato di manipolare l’opinione pubblica durante la campagna elettorale. Per esercitare maggiore influenza, tali tentativi richiedono che numerosi account agiscano in modo coordinato. In questo, i sostenitori dei repubblicani sono stati più efficaci, facendo un grande uso di ‘bot’, programmi in grado di automatizzare la generazione dei post. Il singolo account ha un effetto limitato su qualunque social, ma se molti account si sincronizzano fra loro e fanno un retweet della stessa notizia in un arco di tempo ristretto, questa si diffonde più velocemente. Inoltre...".

Dica.

"Abbiamo potuto analizzare la veridicità dei dati con strumenti di analisi riconosciuti dalla comunità scientifica internazionale, individuando le fake news. E abbiamo riscontrato che nel caso delle comunità a sostegno dei repubblicani su Twitter il numero delle fake circolanti era maggiore rispetto a quello dei sostenitori dei democratici".

Perché la scelta di Twitter?

"Nel 2020 Twitter, che non era ancora proprietà di Elon Musk, era un sistema aperto che rendeva disponibili i propri contenuti ai ricercatori. Con la nuova proprietà sono cambiate le politiche di trasparenza della piattaforma, tant’è che oggi non siamo più in grado di fare questo tipo di analisi su X ma ci siamo spostati su altri social come Reddit".

Vi aspettate risultati simili per le elezioni 2024?

"Naturalmente non abbiamo ancora dei dati, ma ci aspettiamo che l’uso, per così dire, ‘spregiudicato’ dei social, sia stato fatto anche questa volta, forse in modo più bilanciato tra le due parti. Un tema di ricerca ancora da esplorare riguarda i tentativi di moderazione nei confronti di gruppi estremisti o radicali da parte delle piattaforme social, che ad oggi risultano non sempre efficaci".