di Renzo Castelli
La mostra "Immagini dal Ventennio", in corso a Palazzo Blu, è una straordinaria finestra aperta sul nostro passato, quel particolare, lungo momento che andò dal 1922 al 1943. Le fotografie scattate da Guido Allegrini testimoniano la vita di una città, il suo clima politico ma anche il mutato costume che giorno dopo giorno andò affermandosi. Nessuno può negare che si trattò di una rivoluzione nella vita quotidiana, oggi dai più considerata negativa ma all’epoca, secondo gli storici, vista dai più positivamente anche se il famoso ‘consenso’ di cui tanto si è scritto ebbe motivazioni diverse: convinzione, quieto vivere, anche paura. La mostra, ricca di 200 immagini, coglie la città in momenti diversi e offre un importante contributo di conoscenza.
Oltre alle fotografie del fondo Allegrini sono esposte pagine di giornali e anche locandine dei molti Numeri Unici (dono di Muzio Salvestroni) che fanno rivivere il clima di una goliardia che fu certamente felice ma della quale si sono ormai perdute le tracce. Se l’esposizione offre dunque l’immagine di un ventennio che può apparire denso di momenti positivi – le molte opere pubbliche, un clima di giovanile euforia - non rinuncia però, com’era doveroso che fosse, a mettere lo spettatore di fronte a una sorta di resa dei conti. Ci riferiamo agli scatti fotografici relativi ai bombardamenti sulla città, quindi alla guerra che Mussolini ostinatamente volle intraprendere con i risultati drammatici che sappiamo, ma ancor di più – e qui sta la vera tragicità del fascismo – alle due video istallazioni poste nella sala al piano terra e nella saletta dossier numero 2 al quarto piano. La vista di quelle immagini in movimento, come in un film dell’orrore ben più delle stesse macerie – introducono lo spettatore in un tunnel di emozioni che sono dapprima di incredulità poi di raccapriccio. La prima istallazione video, realizzata da Chiara Evangelista, Michele Emdin e Massimo Bergamasco, sfoglia una serie di pagine di riviste d’epoca nelle quali si illustrano i grandi meriti, diremmo l’ineluttabilità, delle politiche razziste che furono conseguenti e spesso contigue alle leggi del ‘38. Si resta attoniti alla lettura della pseudo scientificità di quelle affermazioni che pure ebbero la loro presa su un’opinione pubblica che restò in larga parte indifferente se non consenziente. Forse ancora più tragica è l’altra video istallazione realizzata da Ursula Ferrara che mostra i volti degli studenti e della studentesse espulsi dall’università di Pisa nel 1938 a seguito delle leggi razziali. Lo spettatore guarda quei volti e si chiede, con disperazione, perché sia potuto accadere.