MICHELE BUFALINO
Cronaca

Olimpiadi, la lezione di maturità di Macchi: “Sono un ragazzo fortunato”

“Adesso la gara a squadre, sosteneteci”. L’orgoglio del padre Simone: "Ho visto mio figlio diventare uomo". La nonna Antonella traccia un ritratto del nipote: “Aveva il cuore diviso a metà col calcio, poi la scelta"

PIsa, 31 luglio 2024 – Da Parigi a Pisa, passando per il cuore dell’hinterland cittadino. Nato a Pontedera, ma cascinese, una vita passata a Laiano, Filippo Macchi ha unito un popolo con la sua straordinaria cavalcata, interrottasi soltanto, come nelle migliori storie degli eroi sportivi, a un passo dall’oro. Il viaggio di Macchi è solo all’inizio, considerando che ora l’attenzione è focalizzata alla gara a squadre di fioretto di domenica, ma è già tempo di bilanci. Comincia tutto dalla notte della gara. Alle 4 del mattino, dopo la gara, il padre Simone lo guarda dormire, inviando un messaggio a La Nazione: "Siamo rientrati in albergo, ma non riesco a prendere sonno - dichiara Simone Macchi da Parigi -. Per noi è stato un giorno splendido e ricco di emozioni dove Pippo è stato bravissimo e ha espresso una grandissima scherma nel tempio di questo sport. Sono orgoglioso di aver visto un ragazzo diventare uomo, gestendosi in maniera impeccabile in tutti i match, ma soprattutto affrontando in maniera serena, lucida e impeccabile il post gara".

Chi è riuscito a dormirci su invece è stato Filippo che tramite social condivide la sua lucida opinione della gara: "Avevo già preparato il post, il testo recitava: ‘il sogno di ogni bambino, l’obiettivo di ogni atleta’ - dichiara Macchi -. Invece no perché torno a casa con una bellissima medaglia d’argento ma che mi lascia ad una stoccata dal famoso obiettivo di ogni atleta". Macchi però, fattasi scivolare addosso la delusione per l’ingiustizia sportiva, incarna fino in fondo la maturità di interpretare quei principi dal sapore antico, di ‘decoubertiniana’ memoria. "Ne ho sentite di ogni, ti hanno derubato, arbitraggio scandaloso, è una vergogna – prosegue infatti il campione –. Eppure a me viene da dire che sono proprio un ragazzo fortunato. Ho 22 anni, una famiglia stupenda, degli amici strepitosi e una fidanzata che mi lascia costantemente senza parole. Sono arrivato secondo alla gara più importante per ogni atleta che pratica sport e proprio perché pratico questo sport ho imparato che le decisioni arbitrali vanno rispettate, sempre. Quello che è successo appartiene al passato, ma quello che succederà in futuro dipenderà da me".

La lezione di Macchi si trasforma poi in una richiesta: "Ora ci aspetta una gara a squadre importantissima e io con i miei compagni, nonché amici, abbiamo tantissima voglia di dare il massimo e superarci. Sosteneteci, abbiamo bisogno di voi". Quel sostegno è già partito dal Circolo Scherma Navacchio a Casciavola, gestito da sua nonna Antonella: "Non era nato per il calcio, ma se n’è accorto a 7 anni - racconta la nonna -. Filippo aveva il cuore diviso a metà tra il pallone e la scherma e, per non far dispiacere al nonno Carlo, che gestiva la palestra, voleva provare a fare entrambi gli sport. Si rese però presto conto che le due cose non erano compatibili". Così una frase di suo nonno Carlo, già selezionatore della nazionale juniores, cambiò tutto: "Carlo gli disse ‘vai dove ti senti di dover andare’ e decise - prosegue Antonella Macchi -. Filippo ora è cambiato, ma prima era uno spirito libero". La svolta negli ultimi anni: "Nel 2018 iniziò a essere convocato alle prove di Coppa del Mondo, poi per due volte vinse gli Europei - racconta la nonna di Macchi -. Quando il nonno si ammalò lui iniziò a lavorare con Marco Vannini, che si prese l’incarico di continuare a seguirlo".

Da lì il percorso che lo ha portato fino a Parigi: "I due hanno trovato una grande compatibilità e Filippo ha iniziato a disputare diverse gare all’estero - continua la nonna -. Pensare che non si reputava all’altezza di disputare le Olimpiadi, ma ha saputo dimostrare il contrario a sé stesso. Siamo orgogliosi di lui perché non ha mai perso la testa".