
Carlos Dunga
Pisa, 29 maggio 2022 - Chissà in quale cassetto conservava quella maglia nerazzurra: stagione 2019-2020, logo rossocrociato sul petto, bordi color oro a ornare il colletto, dono di Giuseppe Corrado. Carlos Caetano Bledorn Verri, per tutto il resto mondo Dunga, sapeva esattamente dove trovarla. L’ha estratta dall’armadio, posata su un tavolo e fotografata. Poi ha spedito lo scatto con WhatsApp recapitandolo dall’altra parte del Mondo per raggiungere così la nostra città: "Forza Pisa. Fisicamente lontano pero el cuore ensieme com squadra" è il messaggio. Non occorre ultiore la traduzione.
Dunga e Pisa, come suonava quel vecchio ritornello di Antonello Venditti? Già, certi amori non finiscono. Una sola stagione, 1987-1988, per tracciare contorni indelebili di un calcio che esiste ancora nei ricordi e nella leggenda. Campione del Mondo eppure, al tempo stesso, campione di una città di provincia che lo ha amato pur sapendo che sarebbe andato via presto. Fugace come un’amicizia nata su una spiaggia durante un’esotica vacanza.
Dunga assicura: "Vou cercar na tv" (ovvero "cercherò un televisore") per poter così assistere in diretta alla finalissima col Monza in quel Brasile che oggi attende i primi venti dell’inverno. Quando il direttore di garà darà inizio alla sfida saranno le 15.30 del pomeriggio e Dunga, se avrà trovato la connessione giusta, si sistemerà davanti ad un televisore a tifare Pisa proprio come noi. "Arrivado momento justo série A" ("è arrivato il momento giusto per la serie A") è la sua promessa.
Sono passati 31 anni: quanti di voi lo ricodano in campo quel brasiliano atipico dal carisma di un eroe? In pochi. E allora forse ha ragione Dunga: è arrivato il momento giusto per ritornare in Serie A.
Saverio Bargagna